Buone notizie per i militari della Croce Rossa Italiana: finalmente possono mangiare. La notizia sembra un paradosso, una battuta da caserma, se ci si lascia coinvolgere dal gioco di parole, ma corrisponde alla realtà, anzi, a una decisione dei giudici amministrativi della Repubblica Italiana. L’opera di riordino, soprattutto finanziario, intrapresa dal commissario poi presidente Francesco Rocca, poi anche direttore generale dell’IDI, ha visto più volte, potremmo dire praticamente sempre, protagonisti i dipendenti della Croce Rossa Italiana iscritti nei ruoli del Corpo Militare.

Le esigenze di ripianamento dei conti sono passate per le loro buste paga, troppo spesso a senso unico. L’amministrazione di via Toscana ha trattenuto senza un vero e proprio contraddittorio le somme che riteneva erogate ingiustamente e solo pochissime volte, dietro stimolo giudiziario, le ha compensate con quelle che i militari chiedevano venissero erogate in ottemperanza al dettato delle varie leggi che si sono susseguite nel tempo sul loro status giuridico-economico.

Quella dei buoni pasto è una di queste vicende. Nel 2011 questa forma di indennizzo, che viene corrisposta ormai in tutte le aziende, pubbliche o private, che sostituisce con pochi spiccioli l’impossibilità da parte del datore di lavoro di assicurare al proprio dipendente la fornitura e la fruizione di un pasto durante l’orario di lavoro, viene a cessare per i soli militari, che non avendo a disposizione la mensa aziendale, devono procurarsi almeno un pasto quotidiano con i propri mezzi. Questo, almeno a detta dell’associazione umanitaria di volontariato più grande d’Italia.

Di avviso contrario la magistratura, alla quale un pugno di militari, come ormai prassi e necessità, si è rivolto. “I dipendenti non hanno percepito somme in denaro, bensì titoli non monetizzabili destinati esclusivamente ad esigenze alimentari in sostituzione del servizio mensa e, per tale causale, pacificamente spesi nel periodo di riferimento, e che, pertanto, si tratta di benefici destinati a soddisfare esigenze di vita primarie e fondamentali dei dipendenti medesimi, di valenza costituzionale, con conseguente inconfigurabilità di una pretesa restitutoria, per equivalente monetario, del maggior valore attribuito ai buoni-pasto nel periodo di riferimento”, scrive il Consiglio di Stato nella sentenza 5315 del 2014.

Ma come tutte le cose relative a Croce Rossa Italiana non è finita qui, perché l’amministrazione di via Toscana non molla ed i militari devono far ricorso al Tar della Puglia e provocare il Consiglio di Stato, che con l’ordinanza n.2472 del 5 giugno scorso ribadisce l’applicabilità della propria consolidatissima giurisprudenza ai militari della CRI. Non spetta naturalmente a noi giudicare l’operato dei vertici di via Toscana, ma lasciare i militari senza pasto mentre si regalano soldi a tutto il mondo e si sostengono iniziative discutibili sotto molti punti di vista ci amareggia e lascia stupiti. Ecco (qui) la sentenza del Consiglio di Stato