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Davis è un uomo che ha tutto, uno di quelli che in tanti invidierebbero. La sua vita è perfetta, almeno apparentemente: una moglie bella e amorevole, un lavoro in grado di garantirgli un altissimo tenore di vita, una villa con giardino nella classica suburbia residenziale americana, una Porsche Cayenne ultimo modello, ecc. Insomma, quello che molti, tra noi, desidererebbero per sé. L’esistenza dell’uomo cambia però da un giorno all’altro, quando, a causa di un incidente stradale, subisce un gravissimo lutto. Questo tragico evento diviene il catalizzatore che porta Davis a rivelarsi, ammettendo finalmente a se stesso uno stato di apatia e sofferenza endogena, da troppo tempo soffocata e improvvisamente tradottasi in tendenze compulsive e gravemente auto-distruttive. Lungo questo suo sentiero di demolizione (lo stesso titolo Demolition ha un significato molto importante, quanto anche letterale, all’interno della pellicola), il protagonista incontrerà, in maniera casuale e molto originale, altre anime inquiete come lui: Karen e il suo giovane figlio Chris, la prima alle prese con una dipendenza da marijuana, unica fuga da una vita che la fa sentire prigioniera, e il secondo intento a interrogarsi sulla sua probabile omosessualità in una fase delicata nella vita di ogni essere umano come l’adolescenza.

Dopo il bellissimo Dallas Buyers Club (che ha dato il premio Oscar a Matthew McConaughey e Jared Leto, come Miglior Attore Protagonista e Non Protagonista) e il pregevole Wild, l’esperto regista canadese Jean-Marc Vallée ritorna con Demolition: Amare e vivere, pellicola con protagonista Jake Gyllenhaal nei panni di un uomo complesso costretto a elaborare un grave e inaspettato lutto, finendo inevitabilmente per mettere in discussione e rischiare di distruggere la sua stessa esistenza. Le tematiche affrontate nel lungometraggio sono diverse e tutte parimenti importanti: dalla sofferenza silenziosa del vivere una vita che non si vuole, alla difficoltà di riuscire davvero a fuggire da questa e da se stessi (spesso per comodità), alla quasi impossibilità di essere davvero sinceri nella società moderna fatta di schemi e sovra-strutture sbagliati e spesso malati, alla scoperta della propria sessualità, sino alla necessità di riuscire davvero a guardarsi in faccia e incominciare a vivere.

Nonostante le valide premesse, purtroppo però Demolition si dimostra essere una pellicola singhiozzante e lacunosa, il sui esito è appena sufficiente (a voler essere gentili e guardare al proverbiale bicchiere mezzo pieno). Il livello di difficoltà in questo genere di pellicola è sempre molto alto, così come alto è il rischio di sfociare nella banalità più assoluta, e in Demolition, Vallée non riesce a mandare al pubblico il suo messaggio in maniera efficace, contrariamente a quanto fatto nei suoi due lavori precedenti. Questo film si dimostra essere retorico e prevedibile, oltre ad avere un andamento lento e a tratti davvero noioso, che nemmeno un montaggio “furbo” (caratterizzato spesso da sequenze intercalate tra loro, che mischiano più volte momenti diversi tra loro sia dal punto di vista temporale che spaziale) riesce a rendere più vivace e ritmico. Nemmeno un attore valido come Gyllenhaal riesce a garantire a Demoliton quella svolta narrativa che avrebbe potuto portare la pellicola in tutt’altra direzione: il protagonista si dimostra troppo piacente e quasi sexy nel suo essere un “uomo demolito”, traducendo la sua interpretazione in un grande cliché che lo rende sostanzialmente una macchietta spesso buffa e a tratti irritante (e anche sempre troppo a favore di camera, con occhiali da sole e cuffie all’ultimo grido). La sensazione è quella che lo spettatore sia quasi costretto a dover guardare alla “tragedia” di quest’uomo, del quale ci viene sbattuta in faccia una sofferenza mai davvero palpabile, ma sempre puramente virtuale.

In Demolition, non c’è dunque nulla che si salvi? Fortunatamente, qualcosa c’é. La vera sorpresa è infatti il personaggio del piccolo Chris, un ragazzo alle prese con lo struggimento interiore provocato dal confrontarsi con la sua omosessualità, in un mondo nel quale esiste ancora discriminazione, in questo senso, specie tra i più giovani spesso fisiologicamente incapaci di comprendere a pieno tale argomento, e altrettante volte crudeli nel dare il proprio giudizio. L’interpretazione del quindicenne Judah Lewis è straordinaria e rende questo personaggio davvero stratificato e a tutto tondo, in grado di reggere praticamente da solo l’intera struttura narrativa del film.

 

Demolition - posterSCHEDA TECNICA

Titolo: Demolition: Amare e vivere

Regia: Jean-Marc Vallée

Sceneggiatura: Bryan Sipe

Cast: Jake Gyllenhaal, Naomi Watts, Judah Lewis, C.J. Wilson, Polly Draper

Genere: Drammatico

Durata: 101 min.

Data di uscita: 15 settembre 2016