di Mariangela Deliso

In una Feltrinelli stracolma di fan e curiosi, Fiorella Mannoia arriva con un solo minuto di ritardo (la sua propensione per la puntualità è cosa nota) e ad accoglierla, insieme al sottofondo delle sue canzoni, è un fragoroso e commovente applauso.

La signora della canzone italiana è ospite della libreria La Feltrinelli per la promozione del suo ultimo doppio cd intitolato semplicemente “Fiorella”, che ammette di essere molto raffreddata. Come per tutti i fuoriclasse questo non è un freno. La Mannoia non si risparmia, esattamente come tutte le volte che sale sul palco. 

Venticinque minuti di grande intensità e dolcezza. Hai come l’impressione di essere stata invitata a cenna da una vecchia amica. Spontanea, divertente, sincera, brillante e pungente come nei suoi post su Facebook, la Mannoia risponde alle domande dell’intervistatrice e del pubblico.

«Mi sono fatta un regalo per i miei 60 anni d’età e 46 anni, ma forse sono di più, di carriera – spiega la cantante – un doppio cd (ce ne sarebbero voluti almeno quattro) contenente le canzoni più importanti dei miei tour e diciotto duetti. Volevo fare un omaggio a chi, in un modo o nell’altro, ha fatto parte della mia vita. Insomma, un gran bel lavoro…». 

Un gran bel lavoro – non c’è che dire – che comprende anche due inediti, tra i quali il primo singolo: “Le parole perdute”, nelle radio dal 27 ottobre e già ai primi posti in classifica. Alla domanda su quali siano queste “parole perdute” e perché si siano perse, la Mannoia risponde:  «Rispetto, comprensione, morale ed etica» potrebbero essere solo alcuni esempi. Troppo spesso si dimentica il senso di ciò che rappresentano. Recuperarle è un atto dovuto.

“Fiorella” ha poi aggiunto che le parole uniscono, sempre, e non dividono, mai. Che non esiste modo migliore per prendere potere, quello di dividere. «Ormai – continua – siamo divisi su tutto, nord e sud, destra e sinistra, Movimento5stelle e Pd, lavoratori e disoccupati, posto fisso e precari, lavoratori e sindacati. Ed è proprio in questo modo che i potenti cercano di avere la meglio: dividendoci, ma noi non dobbiamo abboccare, dobbiamo invece essere uniti. E solo le parole hanno questo potere. Ricordiamoci che c’è stata tanta gente che è morta per le parole, parole che noi non possiamo, anzi non dobbiamo, dimenticare».

Del cd contenente i duetti racconta che non si aspettava il sì di così tanti colleghi, ma soprattutto quelli di Celentano (con cui canta “Un bimbo sul leone”), perché credeva nella memoria del molleggiato, il primo a lanciarla nel mondo della musica a soli quattordici anni; di Dori Ghezzi, con lei in “Khorakhanè” (unica donna insieme a Laura Pausini) e di Ivano Fossati, che dopo aver smesso di cantare, ha fatto un’eccezione, come personale regalo di compleanno, duettando con lei in “C’è tempo”.

Non poteva ovviamente mancare l’omaggio a Lucio Dalla, grande ammiratore della Puglia, regione molto amata anche dalla Mannoia che, per il secondo anno consecutivo, ha partecipato al controconcertone del 1° maggio a Taranto per essere vicina ai lavoratori dell’Ilva e ai cittadini tarantini. La domanda sul suo essere molto “social” viene da sé e la cantante risponde: «Credo sia un dovere quello di darsi, quello di dire la propria e di essere, in qualche modo, d’aiuto. Io sono molto attiva anche in diverse cause (Emergency, Amref, ndr), ma i veri eroi sono altri, sono quelli che rischiano la vita in Africa o Afganistan. Io ci metto solo la mia faccia perché il messaggio arrivi più lontano, non faccio nient’altro, ma devo farlo, è un mio dovere».

Sempre rimanendo in tema di “pugliesità”, l’ultima domanda arriva da una signora, al piano superiore della libreria, che, senza microfono, le urla come mai non ci siano date del suo ultimo tour al sud e quindi in Puglia e la cantante risponde divertita: «Ma che scherziamo? Io secondo voi rinuncio al sud e alla Puglia? Ma mai. Le date usciranno presto. Vi anticipo che quasi sicuramente canterò al Petruzzelli»

E un nuovo strepito applauso saluta l’uscita della signora della musica italiana.