Il nome della band significa “popolo ubriacone” o qualcosa di simile, si riferisce a voi o agli italiani in generale?

Francesco: “Entrambe le cose. Quando scelsi il nome del gruppo ero ad un concerto degli Inti Illimani a Mottola e qualcuno accanto a me aveva da ridire sul pensiero che c’è nel loro pezzo più famoso, El pueblo unido jamàs serà vencido, aveva un che di utopistico, fuori dal tempo. Mi è venuto spontaneo pensare ad un popolo confuso, ubriaco in senso metaforico. Poi suonava bene e a noi piace stare allegri”.

Definite il vostro genere musicale «alternative rock blues»? Cos’ha di alternativo?

Antonio: “Alternative perché proveniamo tutti da generi musicali diversi, addirittura dal reggae, dall’hard rock, Tommi dalla musica brasiliana, Domenico ha un progetto parallelo di dark-new wave, quindi è un crogiolo vero e proprio di stili differenti”.

Francesco: “Per me è anche una porta aperta, per non rimanere catalogati in una definizione troppo rigida se un giorno decidessimo di suonare qualcosa di diverso”.

Nei suoi tre anni di vita la band ha cambiato diverse volte formazione. Come mai, se si può dire?

Domenico: “Sono nel gruppo da due anni circa ormai, forse sono l’unico che non se n’è ancora andato – scherza – Credo sia principalmente una questione di equilibrio, a prescindere da quello musicale che dovrebbe esserci nel contesto di una band. Quando metti insieme tante teste, queste devono poter comunicare, condividere, e non sempre è possibile, qualcuno può voler seguire direzioni diverse”.

Raffaele: “Succede un po’ in tutte le band, come in tanti gruppi anche noi, per vivere, facciamo altri lavori, a volte anche gli impegni della vita privata ti costringono a scegliere se continuare o fermarti, a dover dare priorità ad altre cose”.

Il primo album dei Pueblo Borracho è quasi pronto, quando dovrebbe uscire?

Francesco: “Crediamo gennaio, in realtà la lavorazione ha subìto un rallentamento perché Lucia dovrebbe partorire tra un mese e infatti stasera non è qui. Il titolo provvisorio – neanche a farlo apposta – è Nato Borracho, ma non ha avuto ancora il benestare da tutti quanti. Ci sono altre ipotesi, solo che sono tutte volgari e non ripetibili” – ride.

Dato che state già suonando nei locali i vostri pezzi inediti contenuti nel disco, all’atto pratico, è stato più difficile il lavoro in studio o l’attività di promozione?

Francesco: “Per noi è difficile suonare in generale, nel senso che sono pochi i locali che danno spazio ai progetti inediti”.

Antonio: “I locali puntano ovviamente sull’avere più pubblico possibile, per questo preferiscono le solite cover band a chi propone la propria musica”.

A quanto pare nel tarantino la situazione è simile alla zona barese…

Antonio: “Al di là del discorso cover band oppure no, sono pochi i locali dove poter suonare, è diventata quasi una guerra procurarsi una serata. Qualche anno fa c’erano più chance, esistevano meno gruppi, forse con Facebook oggi è più facile entrare in contatto e formare una band”.

Quindi è proprio un problema di strutture…

Raffaele: “Nell’arco di un mese, stai pur tranquillo che una cover band suona almeno due volte nello stesso locale, questo per dire che mancano gli spazi, noi non abbiamo niente contro le cover anzi, personalmente preferisco che le gente vada a sentire musica dal vivo piuttosto che andare a ballare in discoteca”.

Francesco: “Tra i gruppi che girano per locali, può capitare che una band chieda un cachè più basso generando malcontento tra gli altri, per me alla fine ognuno può fare quello che vuole, come per i locali, è il mercato che comanda”.

Domenico: “Bisogna cercare di trovare l’equilibrio giusto affinché il sistema funzioni per tutti, anche per i titolari dei locali che vivono della loro attività, e far tornare a suonare la vera musica come forma di intrattenimento”.

Da tutto questo mi suona ancora più strano che il vostro profilo Facebook sia così scarno…

Francesco: “Personalmente ho censito quasi tutti i locali della Puglia e li bombardo continuamente di nostre proposte, però secondo me la cosa non funziona e poi, in sincerità, non ho voglia di stringere rapporti fasulli finalizzati solo a procurarci delle serate, francamente non mi va”.

“Io ho un cellulare che serve solo per telefonare e non ho nemmeno il computer” – afferma candidamente Raffaele tra gli sfottò generali degli altri.

In provincia insomma è tutto un po’ più complicato…

Domenico: “Sicuramente ci sono maggiori spese perché sei spesso costretto ad andar fuori per suonare”.

Francesco: “Ci sono meno gruppi cui confrontarsi rispetto a una grande città, un metro di paragone, mancano dei punti di riferimento, probabilmente se fossimo a Bari saremmo sicuramente più spronati data la maggiore varietà di proposte”.

Ancora Domenico: “È un po’ il cane che si morde la coda, se ci fossero più locali dove poter suonare, probabilmente ci sarebbero anche più gruppi e tutti ne guadagneremmo”.

Raffaele: “Aggiungi che, oltre ad essere pochi, i locali sono ubicati spesso in zone abitate, questo provoca i soliti problemi di convivenza con che le gente che ci vive, appena sfori col volume o l’orario consentito, chiedono immediatamente l’intervento delle forze dell’ordine e tanti saluti alla serata”.

Quando vi ho chiamati per chiedervi l’intervista, spiegando i dettagli del video a corredo ecc., mi avete chiesto espressamente: quanto costa? È stato per disincanto nei confronti dell’informazione o vi hanno proposto delle interviste a pagamento?

Francesco: “A me questa cosa dispiace molto però credimi, mi hanno chiamato più volte da un importante quotidiano nazionale, allettandomi con l’idea di creare un po’ di visibilità, e mi hanno proposto un occhiello in prima pagina per 80 euro! Non credo abbiano bisogno di me per il loro bilancio”.

Essere consapevoli che succedono certe cose, e sentirselo dire nei denti da chi suona per passione tra mille difficoltà, sono due cose diverse. Speriamo sia stato solo un malinteso con un agente pubblicitario, resta il fatto che i Pueblo Borracho, e come loro tutti i gruppi che si sbattono alla ricerca di un posto al sole, non hanno bisogno di questi mezzi. La musica, secondo noi, va prima di tutto ascoltata.

Gianluca Lomuto

Riprese e montaggio di Gianluca Lomuto:

 

www.facebook.com/pages/Pueblo-Borracho/222371541155841

 

Line up:

Francesco D’Ippolito – voce, chitarra, armonica

Lucia Lazzaro – voce

Antonio Cascarano – chitarra

Raffaele De Santis – basso

Domenico Marino – batteria

Tommaso Colagrande – percussioni

 

Fotografie di Giovanna Mezzina: