Yann Tiersen, 31 anni, discretamente noto in Francia all’epoca del suo terzo album, “Le Phare” (1997),  si è fatto largamente conoscere e amare in Europa a seguito della composizione della colonna sonora del film francese, “Il favoloso mondo di Amelie” (2001), per il quale riutilizzò anche alcune sue precedenti canzoni, e per quella del film storico tedesco, “Good bye, Lenin!” (2003).

Dunque, quale artista meglio di lui, capace di sperimentare (synth e chitarre elettriche creano, infatti, nuove armonie in “Skyline”) e di incantare il pubblico degli ascoltatori con i suoni minimalisti del pianoforte, degli archi e qualche volta della fisarmonica, avrebbe potuto incarnare lo spirito di quest’anno del “Time Zones”, che tanto spazio concede alle infinite possibilità creative offerte dallo strumento coi tasti bianchi e neri?

«Il pianoforte, con la sua pressoché infinita gamma di colori e frequenze, è lo strumento che, in un’epoca in cui tutto sembra già ascoltato, suggerisce ancora strade nuove e sembra farsi carico di ricucire l’“atavico” strappo tra musica colta e musica popolare», si legge sulla pagina web dell’evento.

E Yann Tiersen, i Piano Circus, Azita, Vladislav Delay, Valerio Vigliar, i Betam Soul, Diego Morgan, Agnes Oboel, i Synusonde, i Bugge Wesseltoft & Henrik Schwarz sono stati scelti non per i loro curiosi e a tratti impronunciabili nomi, ma perché appartengono a «una nuova generazione di autori che, pur “marciando” lungo strade diverse, disegna percorsi nuovi», ognuno a proprio modo, ma lasciandosi comunemente guidare «dal coraggio e da una freschezza d’intenti appassionata e pura».

Alessandra Morgese