Emergono particolari dettagli dalla maxi operazione di stamattina contro il clan Parisi-Palermiti-Milella, conclusa con 15 Ordinanze di Custodia Cautelare, di cui 12 in carcere e 3 di obbligo di dimora.

Durante un eccezionale intervento eseguito il 16 ottobre 2014, si è scoperto che un appartamento all’ultimo piano di una palazzina in via Di Vagno, nel quartiere Japigia di Bari, era stato allestito dal clan come deposito e arsenale. Vennero rinvenute e sequestrate più di 40 armi da fuoco, comuni e da guerra, tra cui fucili d’assalto AK 47 kalashnikov, pistole mitragliatrici, fucili calibro 12 e numerose pistole, nonché migliaia di munizioni. Nella stessa abitazione sono stati sequestrati 10 chili di cocaina, parte della quale già suddivisa in dosi, pronte per la commercializzazione al dettaglio.

Le indagini poi sono sviluppate in un’articolata rete d’intercettazioni di conversazioni telefoniche, controlli vari e pedinamenti che hanno consentito di risalire alle diverse attività del clan Parisi-Palermiti-Milella padrone nel quartiere Japigia di Bari, ed in particolare alla frangia diretta da Domenico Milella, 39enne.

È stato accertato che l’uomo, che si trovava all’epoca del sequestro operato dentro il carcere di Taranto in custodia cautelare per altre vicende penali, occupasse già una posizione di livello all’interno del clan nel 2014. Successivamente scarcerato, Milella si è trasferito a Pescara per proseguire la detenzione in regime degli arresti domiciliari e ha continuato ad essere un punto di riferimento per l’organizzazione. L’abitazione era infatti continua meta di visite da parte di sodali ed affiliati, i quali aggiornavano il capo del gruppo dell’andamento degli affari illeciti attesi e con il medesimo concordavano le linee strategiche a cui attenersi per la condotta di affari criminali. In più lo stesso Milella sarebbe intervenuto in prima persona in occasione di contrasti con terzi rivali, con alcuni colpi d’arma da fuoco a scopo intimidatorio al Circolo U.C. Japigia, avvenuta il 15 marzo 2015, approfittando di una sua convocazione presso il Tribunale di Bari, senza scorta, in occasione di un processo che lo vedeva quale imputato.