Il caso dell’appartamento di viale Kennedy usato come casa “a lucci rosse” scoperto ieri dalla Polizia Locale ha destato parecchio sconcerto e sorpresa. Come se fosse un caso isolato o una cosa assolutamente estranea alla realtà. E non poteva essere altrimenti in un paese in cui il tema del sesso a pagamento imbarazza e pure tanto.

Siamo partiti dal caso di Poggiofranco per cercare di fare luce sul fenomeno e abbiamo scoperto che quello di viale Kennedy non è una “mosca bianca” ma, anzi, che la problematica della prostituzione “in casa” è ben radicato e diffuso in tutta la città. La scena è sempre quella: tutto avviene in rispettosi quartiere e insospettabili appartamenti dove gli ignari vicini non sospettano neanche cosa succeda dietro il muro di casa.

Organizzare un incontro è infatti semplicissimo. Basta andare su internet, cercare su un qualsiasi sito di incontri, trovare l’annuncio che fa al caso nostro e digitare il numero giusto: al telefono vengono spiegati dettagli, listino prezzi, viene concordato ora e data e dopo una piccola trattativa il gioco è fatto.

Sono almeno un centinaia gli annunci che abbiamo trovato su Bari e i quartieri Poggiofranco e Picone rappresentano un po’ il cuore della zona a “luci rosse”; di donne, giovani e non, che si propongono per incontri intimi la città ne è piena. Abbiamo organizzato in pochi minuti due incontri, non per sesso ma per provare a intervistare le povere ragazze che spesso, è bene ricordarlo, sono le prime vittime dei giri di prostituzione.