Undici condanne a pene comprese fra un anno e 5 anni e 2 mesi di reclusione, le ha chieste la Procura di Bari, nel processo che si sta celebrando con il rito abbreviato dinanzi al gup del Tribunale di Bari Giulia Romanazzi, nei confronti di altrettanti imputati, accusati di aver manomesso le prove scritte dell’esame da avvocato a Bari del dicembre 2014. Per altri cinque imputati, che non hanno scelto il rito alternativo, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio.

Le accuse a vario titolo sono di falsa attribuzione di un lavoro altrui, falso ideologico, rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio, corruzione e truffa aggravata ai danni dello Stato.

Il pm Luciana Silvestris ha chiesto la condanna a 3 anni e 5 mesi di reclusione per l’ex funzionaria dell’Università di Bari Tina Laquale; per sua figlia Innocenza Losito, funzionaria Adisu, chiesti 5 anni e 2 mesi, per l’avvocato barese Giuseppe Colella 4 anni e 6 mesi, per il funzionario della Corte d’Appello e segretario aggiunto della commissione d’esame Giacomo Santamaria 1 anno e 9 mesi.

Il pm ha inoltre chiesto la condanna per sette aspiranti avvocati: un anno per sei di loro, 1 e sei mesi, oltre alla cancellazione dell’abilitazione professionale, per l’unico ad aver superato l’esame.

Stando alle indagini dei Carabinieri, Laquale, arrestata nell’ambito di questo procedimento insieme alla figlia e all’avvocato Colella, coordinava il gruppo di lavoro che avrebbe predisposto gli elaborati poi consegnati ai candidati dal funzionario della Corte d’Appello. Nel processo sono costituite parti civili l’Università degli Studi di Bari e l’Adisu. Il 22 giugno sono previste le arringhe difensive.