È diventato un vero e proprio giallo l’incidente mortale dello scorso 21 febbraio sulla provinciale 237, la strada che collega Noci a Putignano. Si scontrarono una Lancia K e una Vespa 50 Special, e per lo scooterista non ci fu nulla da fare.

Fin qui sembra la cronaca del solito, e purtroppo grave, incidente sulle strade baresi. Ma la storia nasconde un retroscena. Quell’auto a quanto pare non sarebbe dovuta essere lì. Al volante c’era Domenico Labate, Direttore medico dell’ospedale Di Venere e coordinatore dei direttori di presidio della Asl.

Quella Lancia K, infatti, sarebbe di proprietà dell’azienda sanitaria, ma priva di contrassegni e quel giorno, secondo quanto risulterebbe, non erano previsti impegni istituzionali del medico che intanto si è giustificato dicendo che aveva ritirato da poco il veicolo da un’autofficina. Ma pare che l’automobile fosse a disposizione di Labate già da diverso tempo.

Un altro “incidente” sarebbe avvenuto in passato a Tivoli, nella regione Lazio. Pare ci siano tracce di quell’episodio, con il traino dell’auto fino a Bari. Secondo alcune indiscrezioni della faccenda in passato sarebbero già stati informati i vertici della Asl, ma probabilmente poiché tutto in regola, in quella circostanza sembra non siano stati presi provvedimenti nei confronti del dirigente.

La faccenda è particolarmente complicata perché pare che al dirigente fossero riconosciute anche delle cifre per la manutenzione e altre spese di gestione. Sul caso indagano sia la Procura di Bari sia la stessa Asl tramite un’apposita commissione nominata dal Direttore generale Vito Montanaro. A conclusione delle inchieste Labate rischia il licenziamento ma anche una denuncia per peculato.

Proprio al Direttore Generale, abbiamo chiesto se risulta anche alla Asl il caso di Tivoli, se anche in quella occasione è stata nominata una commissione d’inchiesta, se Labate, o altri dirigenti, sono autorizzati a utilizzare l’auto aziendale, magari senza marchi e fuori dagli incarichi istituzionali: “Stiamo conducendo le necessarie indagini interne – ha risposto Montanaro – Ci sono procedure e motivazioni che consentono l’utilizzo dell’auto aziendale nel rispetto della normativa della pubblica amministrazione”.