Il Policlinico di Bari

Un primissimo risultato, seppur parziale, il blitz di martedì scorso al reparto di Emofilia del Policlinico e a casa degli infermieri che si dedicano alla libera professione in nero l’ha portato. Da questa mattina, a quanti consegnano le provette con il sangue da analizzare viene chiesto di scrivere il proprio nome sulla richiesta.

Una misura niente affatto efficace per due motivi. Intanto perché non essendoci controlli ognuno può dire di chiamarsi come gli pare. Senza contare, poi, che la consegna della provetta può essere effettuata da chiunque, non necessariamente da chi ha fatto il prelievo al costo di 20 euro.

Nella maggior parte dei casi, infatti, è un parente del paziente, per esempio uno al quale viene somministrato il Cumadin, a recarsi in ospedale per sbrigare la pratica. Ciò che pare aumentato è invece il numero di persone che si recano nel reparto di Emofilia per la sola consegna delle provette. Per assicurare un certo ordine, infatti, è possibile scegliere una delle tre lettere previste dal distributore: A, prelievo in ambulatorio; B, visita medica; C, consegna campione.

Il numero delle consegne delle provette, questa mattina intorno alle 8, era di 36, a fronte della metà registrata mediamente in passato. Come dicevamo in un precedente articolo, sono tanti gli infermieri, di numerosi reparti, non solo al Policlinico, che approfittano del vulnus legislativo sulla libera professione per mettere insieme il proprio tesoretto.

Resta da capire se, oltre ai prelievi a pagamento, gli infermieri che si dedicano al malcostume, che sono certamente una minoranza rispetto al totale dei professionisti seri, sottraggano dagli ospedali anche flebo, aghi, cateteri e altri dispositivi per assicurare ai pazienti le prestazioni fuori dall’orario di lavoro. Intanto, approfondendo le dinamiche di questa giungla, abbiamo scoperto altri interessanti particolari, di cui vi daremo conto a breve.