“Jasmine non è un’incosciente solo perché indossava un paio di comuni stivaletti: è come se la si uccidesse un’altra volta”. I familiari della giovane morta in un tragico incidente il giorno del suo compleanno contestano la perizia della Procura e, per tramite lo Studio 3A, passano al contrattacco.

Jasmine era a bordo del Triumph condotto dal fidanzato, Francesco Carrieri, sulla statale 16 e per motivi ancora da chiarire è caduta dalla sella ed è poi stata travolta dalla Citroen C3 che seguiva guidata da altri amici, due coetanei che adesso sono entrambi indagati per omicidio colposo.

“Non capelli al vento ma casco, sotto-casco in sintetico e collare cervicale protettivo; non camicetta e minigonna ma tuta e giacca tecnica; non mani nude ma guanti; non tacchi a spillo, ma un paio di stivaletti neri, quest’ultimi unica e parziale concessione a un abbigliamento per il resto idoneo alla moto”. La descrizione, minuziosa, è a cura dello studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità a tutela dei diritti dei cittadini a cui i familiari della vittima si sono rivolti.

Proprio sulle calzature indossate dalla povera Jasmine, infatti, si sono centrate le polemiche facendo scoppiare un vero e proprio caso mediatico. Nella perizia, redatta dall’ingegner Luca Ancora, consulente tecnico d’ufficio, è scritto che la ragazza aveva “scarpe poco adatte e un abbigliamento che la intralciava nei movimenti”. Lo studio di consulenza, però, non è dello stesso avviso: “”Il peso che si è voluto dare a quest’elemento ha profondamente amareggiato i congiunti della ragazza, specie mamma Angela, che quelle scarpe gliele aveva regalate”.

La perizia, fa notare sempre lo Studio 3A, aggiunge che la caduta dalla due ruote è stata dovuta a una serie di fattori concomitanti: “una disattenzione o forse una manovra brusca posta in essere dal conducente: entrambi gli amici che seguivano con la loro moto hanno avvertito distintamente e riferito agli inquirenti di un’improvvisa e repentina accelerata impressa al suo Triumph dal fidanzato di Jasmine. È sempre il conducente, come prescrive l’articolo 170 del codice della strada sui ciclomotori, a dover verificare che l’eventuale passeggero sia seduto in modo stabile ed equilibrato, nella posizione determinata dalle apposite attrezzature del veicolo, così come la totale idoneità dell’abbigliamento”.

E’ proprio questo uno dei motivi per i quali il consulente tecnico riconosce al fidanzato della giovane, Carrieri una “condotta imprudente. Jasmine infatti è deceduta in seguito ai traumi riportati con l’impatto contro la vettura, il cui conducente è colpevole di non essere riuscito a scansarla in tempo – spiega il dottor Ermes Trovò, Presidente di Studio 3A – dunque, la perizia conferma come Jasmine non abbia responsabilità alcuna nell’accaduto”.