“Mi sento impotente”. Rabbia, delusione e tristezza si confondono nelle parole di Giuseppe Smaldini, il titolare del centro scommesse assaltato la notte scorsa. Nel suo sfogo su Facebook c’è la consapevolezza che, prima o poi, sarebbe capitato anche a lui: “Quel che doveva succedere è successo. Essere svegliati alle 4 di mattina, sussultare e nemmeno sorprendersi. Sapere che era arrivato il tuo turno”.

“Allarme, vigilanza e precauzioni varie non servono, comandano loro – continua Giuseppe – quelli che girano la notte, quelli che anche se li vedi devi aver paura e non sanno cosa significa lavorare e farsi il culo. Noi non sappiamo sanno cosa siano ferie e domeniche, ma solo sacrifici e privazioni. Adesso dobbiamo rimboccarci le maniche e ripartire senza poter far nulla se non accettare. Anzi, ringraziando il Signore di averli mancati per soli 5 minuti, chissà come sarebbe finita”.

E purtroppo per Giuseppe non è la prima volta. Nemmeno un mese fa, infatti, era stato rapinato nel proprio appartamento: “Prima a casa, ora al negozio. Come faccio a tranquillizzare i miei figli che ancora erano sotto shock e che non dormono da soli? Come spiego che non hanno paura di nulla, che non posso difenderli e difendermi, che il loro padre non può proteggerli?”

“Non mi interessano i danni – conclude Giuseppe – Ma l’incolumità mia e della mia famiglia. Per quella sono disposto ad abbassarmi anche al loro livello ed oltre. Ora basta, non se ne può più. La rabbia è davvero tanta”.