Non chiamatelo ospedaletto, torniamo a occuparci dell’Ospedale Pediatrico Giovanni XXIII di Bari. Ieri sera i genitori di un bimbo di 18 mesi, intorno alle 21, si sono recati d’urgenza al Pronto Soccorso perché il piccolo aveva quasi 38 di febbre, salita all’improvviso: “Quando siamo arrivati – ci ha raccontato la zia – c’era una sola dottoressa di turno e la sala era gremita di piccoli che stavano male con febbre, tosse e sintomi vari”.

“Abbiamo atteso fino alle tre del mattino che arrivasse il nostro turno – prosegue il racconto – stremati e preoccupati, solo che invece di essere chiamati, ci siamo visti scavalcare da un ragazzo, giunto molto dopo di noi. A quel punto non ci abbiamo visto più e ci siamo fatti sentire, visibilmente alterati e soprattutto in apprensione per il bambino”.

Come si capisce dal video, gli animi si sono palesemente agitati, da parte sia dei familiari del piccolo, sia da parte della dottoressa che si è vista aggredita verbalmente. Una scena che è durata parecchi minuti, al punto da rendere necessario l’arrivo della Polizia, sempre stando al racconto della zia.

“La cosa particolare è che quello stesso ragazzo, giudicato evidentemente più grave di mio nipote, alla fine è stato visitato ben 4 ore dopo il momento in cui ci stava passando avanti. Forse così grave non era, ma questo è un altro discorso”.

“Quando, sei ore dopo l’arrivo, finalmente il bimbo è stato visitato, aveva 39.8, la febbre era salita ancora. Siamo stati rimandati a casa e ci hanno richiamati alle 4 del mattino, facendoci di nuovo aspettare per misurare la temperatura, dopo di che hanno deciso il ricovero. Per la mancanza di posti letto, siamo stati stati trasferiti a Bisceglie, dove siamo arrivati in ambulanza alle 8.30 di stamattina”.

Un medico e un infermiere abbandonati al proprio destino che cercano di fare del proprio meglio, costretti a barcamenarsi, loro malgrado, tra urgenze vere e presunte, sottoposti a tensioni e stress che possono portare anche a valutazioni sbagliate, come nel caso del ragazzo giudicato in un primo momento più grave e poi visitato oltre 4 ore dopo.

L’odissea patita da questa famiglia ci ha richiamato alla mente un’altra storia. Un anno e mezzo fa, ad agosto 2015, all’ospedaletto si verificò un episodio per certi versi analogo, il caso clamoroso sollevato da Maurizio Mastrorilli, costretto a saltare la fila per salvare la vita della figlia. In quei momenti concitati, Mastrorilli provò a interessare il direttore generale del Policlinico Vitangelo Dattoli, da cui l’ospedale pediatrico dipende. La vicenda suscitò un mare di polemiche e costrinse l’allora assessore regionale alla Sanità Donato Pentassuglia a convocare d’urgenza Vitangelo Dattoli, promettendo di potenziare il presidio medico durante i fine settimana.

“Appena” sei mesi fa, a luglio 2016, un’altra storia simile successe sempre al Pronto Soccorso del Giovanni XXIII, sempre di sera, sempre con un solo medico e sempre con la sala d’aspetto gremita. In quel caso, il papà del bambino decise di andarsene, portando il figlioletto dallo specialista a pagamento, ma come lui stesso disse a noi, non tutti possono permetterselo.

Opposta la versione di Vitangelo Dattoli: “Ieri abbiamo raddoppiato le guardie – ci ha detto telefonicamente – però c’è stato il picco dell’influenza, ieri è scuccesso il delirio, ma non è colpa nostra. Il ruolo dei medici e degli infermieri va elogiato. Smentisco, abbiamo raddoppiato la disponibilità in guardia, però siccome c’erano da fare degli accompagnamenti si è creato un problema di un certo tipo. Voglio aggiungere anche un’altra cosa, si è completata la procedura concorsuale per l’assunzione di personale al Pronto Soccorso, già dal mese prossimo l’organico tornerà a essere pieno, 10 medici distribuiti sui vari turni”.