Avrei dovuto richiamarti giovedì per metterci d’accordo. Volevi vedermi per raccontarmi ciò che non avevi ancora mai detto a nessuno. “Antonio, è arrivato il tempo. Ti racconterò una storia molto interessante sui legami tra la politica e la magistratura di questa città, sempre che tu non sia come molti tuoi colleghi”. Purtroppo è arrivato il tempo del distacco prima di quello del nostro incontro. Avevi il cuore biancorosso, un grande amore per la tua famiglia e per il mare, oltre che per Palese.

Te ne sei andato, malato di un male incurabile: il fango del sospetto, del dubbio, che ti ha costretto a tirare i remi in barca prima del previsto, ma che nonostante i sette anni e mezzo di calvario per le lottizzazioni di Lama Balice, non ti ha impedito di dimostrare che non eri solo un palazzinaro. Un male che neppure l’assoluzione con formula piena, perché il fatto non sussiste, può curare del tutto.

Eri davvero un intruso, come il titolo del libro che ti ha ben raccontato. Abusivo era il tuo essere imputato, per anni, non ciò che avevi costruito. Cercavi una riabilitazione che non sarebbe mai stata definitiva, perché il tarlo s’insinua nella testa di chi non vuol capire. Chissà cosa avresti voluto dirmi, quali carte avresti voluto darmi, a 73 anni e con l’opportunità di buttarti tutto alle spalle se solo avessi voluto. Che legami c’erano tra la tua storia e quella del Teatro Petruzzelli? “Non crederai ai tuoi occhi”, hai detto prima di salutarmi. Non conta quale male fisico ti abbia stroncato, perché ad ammazzarti è stata la “violenza subita dalla politica, dalla burocrazia e non ultima dalla giustizia”. 

I funerali di Vito Vasile, schiena dritta e senza peli sulla lingua, si terranno il 10 febbraio, alle ore 17, nella Cattedrale di Bari.