Quasi 150 milioni di euro per il nuovo porto commerciale, iniziato e non ancora finito, a un anno dal termine dei lavori previsto. Parte dei fondi sarebbero stati utilizzati per far quadrare il bilancio del Comune. Secondo gli inquirenti, i lavori potrebbero non finire mai, vista la massiccia presenza di ordigni bellici inesplosi della seconda guerra nell’ara interessata da bonificare, area sottoposta anche a vincolo paesaggistico. I reati ipotizzati sono associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, frode in pubbliche forniture, reati ambientali, abuso d’ufficio, attentato alla sicurezza dei trasporti marittimi.

Due gli arresti ai domiciliari eseguiti, si tratta dell’ex dirigente comunale Vincenzo Balducci e dell’imprenditore Giorgio Calderoni direttore di cantiere. Gli indagati sono circa 60, tra loro spicca il nome dell’ex-sindaco di Molfetta oggi senatore del Pdl Antonio Azzollini e presidente della Commissione Bilancio. I provvedimenti arrivano dopo oltre tre anni di indagini. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, una parte dei finanziamenti pubblici sarebbero finiti nelle casse del Comune per rispettare il patto di stabilità grazie a interferenze amministrative, atti illeciti e di condotte fraudolente tanto da far parlare di un “Sistema Molfetta”.

I soldi destinati al porto sarebbero stati utilizzati per le spese correnti, pagare i fornitori, incentivi al personale del Comune ed evitare il dissesto dell’Ente.