L’accordo – che aveva ricevuto il parere contrario dell’Azienda sanitaria regionale e del dirigente dell’assessorato, ma non dell’Avvocatura regionale – sarebbe servito a scrivere la parola fine su un contenzioso da 80 milioni. In sostanza l’ospedale ecclesiastico aveva presentato un ricorso al Tar per ripianare il disavanzo di 42,6 milioni maturato tra il 2002 e il 2007.

Il Miulli sosteneva di essersi indebitato per non aver potuto utilizzare fondi pubblici destinati all’edilizia sanitaria. “Ribadisco la mia totale assoluta estraneità a fatti che sono al di là di ogni mia immaginazione – ha detto Vendola – Spero che la vulgata del non c’è due senza tre (riferendosi all’inchiesta per la nomina del prof. Sardelli ndr.) non mi riproponga l’ulteriore amarezza di nuove comunicazioni per addebiti che sento sinceramente molto lontani dal mio modo di essere”. Indagati anche gli ex assessori alla Sanità, Tommaso Fiore e Alberto Tedesco, il vescovo della diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva, mons. Mario Paciello e don Mimmo Laddaga, direttore dell’ospedale.