È possibile incontrare un barese in piazza san Marco, a Venezia? Non è stato facile, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Prima di imbatterci in Annarita Panebianco, tre lingue e un lavoro di responsabilità in un locale storico della città della Laguna, abbiamo incontrato il mondo. Annarita è partita da Palese con Bari nel cuore, ormai diversi anni fa, così tanto da aver perso la cadenza della sua città, aiutata da una madre triestina.

Con lei abbiamo provato a capire cosa accomuni Venezia a Bari e quale considerazione abbiano i veneziani del capoluogo pugliese. Per la verità abbiamo anche scroccato ospitalità, risparmiando i soldi dell’albergo, approfittando del cuore grande di un barese, tale anche dopo anni ed anni di emigrazioni nel profondo e industrializzato nord.

L’incontro con la dottoressa Panebianco – come detto – è stato preceduto dal altre interessanti chiacchiarate: il giovane figlio di tarantini, milanese di adozione, che non è mai stato a Bari; la calabrese truffata in un B&B quarantanove dopo l’ultima volta in Italia; l’autoctono di Mestre, scontento dell’eccessivo caos generato dai turisti.

È vero che se Venezia avesse piazza del Ferrarese sarebbe una piccola Bari, ma è altrettanto vero che anche la gente delle due città si assomiglia per molti versi. Come sempre non ci illudiamo di aver tracciato uno spaccato sociologico della nostra Italia, ma in maniera amaramente ironica vi diamo qualche spunto di riflessione.