Nella foto d’apertura si vedono due uomini della capitaneria di porto intenti ad aiutare i fedeli a salire su alcune imbarcazioni, quelle dei tradizionali marinai-traghettatori, che portano i pellegrini fin sotto l’imbarcazione che ospita la statua di San Nicola. Mezzora in mare alla modica cifra di 10 euro a persona. In un’altra immagine (visibile nella galleria fotografica ndr) si vedono due gommoni di vigili urbani poco distanti dalla scalinata sulla quale avvengono le operazioni. Gli agenti, in questo caso, si limitano a osservare che tutto si svolga senza problemi.

In effetti, problemi non ce ne sono stati, soprattutto per gli abusivi. Dopo esserci occupati di popizze, sgagliozze, panini, bibite e palloncini venduti “aumma aumma” (per un incasso al ribasso e senza scontrini di circa 600mila euro), proviamo a capire quanto possono aver intascato – nello stesso modo – i traghettatori di pellegrini. Bene, di imbarcazioni a remi e a motore e di relativi Caronte, ne abbiamo contati un centinaio. Su ogni imbarcazione mediamente salgono 5 peronse che, come abbiamo detto, pagano un biglietto esentasse di 10 euro ciascuno. In tutta la giornata, ogni barca, di “viaggi” alla conquista dell’immagine del santo ne fanno una trentina. Il calcolo è presto fatto: 5 x 10 x 30 x 100. Parliamo di 150mila euro (1.500 euro per ogni gommone o barca a remi). Niente male.

Non vogliamo fare i soliti guastafeste. Fino a quando viveva un mio zio barivecchiano, pure io sono andato a fare la gitarella a mare. Il fatto non è questo. Vi ricordate cos’è successo durante la festa del 2003? I fuochi d’artificio esplosi contro le barche con centinaia di persone che assisitevano alla processione a mare? E ricordate i 30 feriti, per fortuna non gravi? All’indomani della tragedia sfiorata, in tanti si affannavano a dire: “mai più”, mentre si asciugavano il rivolo di sudore generato da quella che sarebbe stata la ricerca delle responsabilità di eventuali danni gravi o morti (Anche in questo caso abbiamo alcune immagini inequivocabili). A Bari, però, da che mondo e mondo, si celebra la processione a mare e, da che mondo e mondo, si fa finta di niente, rigorosamente nel nome di San Nicola. Cosa sarebbe la festa patronale senza essere anche la festa in cui tutto è permesso?

Ciò che ci lascia senza parole non è l’anarchia imperante e neppure gli incassi “a quattro ganasce”, neri come la pece. Ciò che ci lascia senza parole è un’altra cosa: se proprio volete chiudere un occhio, tirando in ballo la tradizione secolare, la crisi economica e il fatto che qualcuno può portarsi la pagnotta a casa, quanto meno non rendetevi complici di un illecito, non preoccupandovi neppure di essere ripresi. Chissà quante persone, in quei tre giorni, mentre sul lungomare imperava l’anarchia, hanno preso una multa per divieto di sosta o per aver lasciato l’auto in doppia fila nella vana ricerca di un parcheggio. Quelle multe dovrebbero essere cancellate per manifesta complicità. Infine, facciamo una proposta: se proprio non si riesce a trovare una soluzione e se proprio ci va bene tutto così, il 7, 8 e 9 maggio diventino i tre giorni di amnistia generale.