Le Malattie Sessualmente Trasmesse (MST), in passato dette “Malattie Veneree”, attualmente nell’immaginario comune sono sottovalutate e ritenute poco frequenti. Da non preoccuparsene, quindi. In realtà, a partire dalla fine anni ’90 – inizio anni 2000, stiamo assistendo ad una progressivo aumento dei nuovi casi in tutto il mondo, non solo nei paesi più poveri del terzo mondo (448.000.000 di nuovi casi/anno, di cui 11.000.000 di sifilide, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità). Ciò sarebbe dovuto alla facilità di spostamenti, maggiore promiscuità sessuale (spesso con più partners), scarsa attenzione alle misure profilattiche, uso di droghe immunodepressive, ecc. Tra le MST una delle più pericolose (se non curata) ed insidiose per le sue fasi di apparente guarigione è certamente rappresentata dalla sifilide (o lue).

Si tratta di una patologia infettiva, contagiosa, provocata dal batterio Treponema pallidum (o Spirochaeta pallida), che viene trasmesso per contatto diretto, normalmente ma non esclusivamente durante i rapporti sessuali, rara la trasmissione per contatti occasionali tra persone (sifilide innocente), praticamente impossibile il contagio mediante materiali inquinati (water, utensili, biancheria, ecc).

La sifilide in passato atterriva per la difficoltà di trattamento e per le gravi possibili conseguenze anche sulla discendenza, oggi, in epoca post-penicillinica, è divenuta perfettamente curabile e guaribile, purché precocemente e correttamente diagnosticata.

Il sifiloma rappresenta la prima manifestazione della malattia. Insorge dopo 20-30 giorni dal contagio (range possibile: 7-90 giorni) esattamente nel punto d’ingresso del treponema nella cute o nelle mucose. Contrariamente a quanto ancora molti credono, il sifiloma può insorgere in qualsiasi punto della cute e/o delle mucose (labbra, lingua, tonsille, ano, inguini, mani, ecc.) oltre che nelle sedi classiche (asta, glande, vulva, vagina, cervice). La protezione mediante profilattico (assolutamente da utilizzare) è quindi relativa.

La lesione si presenta come un nodulo duro, generalmente ma non obbligatoriamente unico, rossastro, non dolente, che rapidamente si abrade e diviene siero gemente e quindi contagioso (la secrezione è ricca di spirochete). Dopo qualche giorno i linfonodi del distretto drenante si ingrandiscono (soprattutto uno) e divengono duri, mobili, non dolenti, ricoperti da cute normale. Si costituisce così il complesso primario.

Non trattato, il sifiloma regredisce spontaneamente in 30-40 giorni, dando luogo ad una apparente guarigione. In questo periodo, invece, inizia la setticemia e cioè la diffusione per via ematica delle spirochete. Ciò sarà responsabile delle manifestazioni del periodo secondario.

La prima manifestazione del periodo secondario è generalmente rappresentata dal sifiloderma roseolico: dopo 1-3 mesi dal contagio compaiono su tutto il corpo piccole chiazze rosee, rotondeggianti, 1 cm circa di diametro, non pruriginose, diffuse su tutto il corpo, associate all’ingrossamento di tutti i distretti linfoghiandolari (micropoliadenopatia). Anche queste lesioni regrediscono spontaneamente, generalmente senza reliquati, entro 30-45 giorni e si assiste alla comparsa su tutto il corpo, incluse le sedi palmari e plantari, di papule rosee (sifiloderma papuloso) che si abradono lasciando una sorta di orletto in periferia (orletto di Biett). Le papule in sede ano-genitale confluiscono in lesioni vegetanti, grigiastre, maleodoranti, siero gementi: i condilomi piani. Sono questi elementi ad altissima contagiosità. I capelli (sede parieto-occipitale) e la coda delle sopracciglia possono presentare un disseminio di piccole chiazze alopeciche. Le lesioni cutaneo-mucose del periodo secondario regrediscono spontaneamente in 30-40 giorni.

Durante il periodo secondario si può avere interessamento di un po’ tutti gli organi ed apparati: gastrite luetica (ne ho personalmente visti un paio di casi), epatite, glomerulo nefrite membranosa, periostite, ecc.

Una lue non trattata può: raramente andare incontro a guarigione spontanea (meglio non sperarci), entrare nella fase detta di lue latente sieropositiva (in assenza di lesioni obiettivabili il soggetto resta contagiante per via ematica per circa due anni, non per tutta la vita), entro 5-15 anni entrare nel periodo terziario con importanti, gravi, lesioni cutaneo-mucose (sifilodermi gommosi), viscerali (aneurisma dissecante dell’aorta, ad esempio), nervose (paralisi progressiva, tabe dorsale, ecc). Oggi, con l’uso smodato degli antibiotici, quest’ultima eventualità è divenuta fortunatamente assolutamente eccezionale.

La sifilide non lascia immunità, per cui ci si può contagiare più volte nel corso della vita.

Per la lue in gravidanza va innanzi tutto chiarito che la malattia non è ereditaria, non è congenita ma connatale: il feto viene concepito assolutamente sano e viene contagiato per via transplacentare dalla madre, ma solo dopo il terzo mese di gravidanza (il treponema non attraversa la placenta nel primo trimestre). Questo è ormai certo ed assolutamente indiscutibile. Se la lue è contratta e ben curata nel primo trimestre di gravidanza, nascerà un bambino perfettamente sano e la terapia, se ben scelta, non procurerà alcun danno al feto. Stupido ed inutile, quindi, l’aborto in questa fase. I problemi nascono per il feto dopo il 4° mese e le conseguenze (sempre che la madre non si accorga dell’infezione o non la curi) dipenderanno dal momento in cui il feto viene contagiato: aborto spontaneo tardivo (4°-5° mese), parto prematuro (6°-7° mese) con feto morto e macerato, parto a termine con manifestazioni tipo la lue secondaria (pemfigo luetico del neonato, coriza sifilitica, ecc), bimbo apparentemente sano con comparsa successiva di manifestazioni del periodo secondario o, tra i 2 ed i 15 anni, comparsa di manifestazioni di tipo terziario (fronte olimpica, naso a sella, ipoacusia, ecc.), comparsa di sifiloma qualche tempo dopo il parto per contagio diretto madre-figlio durante il parto o, in fine, bambino sano ma con sierologia positiva dovuta al passaggio transplacentare degli anticorpi materni (infezione materna nell’ultimo mese di gravidanza): la sierologia si andrà progressivamente negativizzando e non è necessario alcun trattamento.

La diagnosi di lue, posta clinicamente, può essere verificata con l’osservazione diretta delle spirochete presenti nelle secrezioni al microscopio paraboloide e con una sempre più ampia e raffinata gamma di esami sierologici (VDRL/RPR, TPHA, FTA/ABS, ecc) su prelievo ematico o su liquor (in caso di lue nervosa).

La terapia, oggi assolutamente efficace, si avvale soprattutto della benzatino-penicillina. I protocolli internazionali prevedono per la lue primo-secondaria una somministrazione unica di 2.400.000 U. (meglio se preceduta dalla somministrazione per da 3-4 giorni di antibiotici meno aggressivi quali le tetracicline ad evitare l’insorgenza di intenso malessere generale e violento rialzo febbrile (reazione di Jarisch-Herxheimer). In caso di allergia alla penicillina si potranno utilizzare altri antibiotici (Azitromicina, Doxiciclina, ecc.) secondo dosaggi e schemi di somministrazione adeguati. Protocolli diversi per dosaggio e schema di somministrazione, sempre basati soprattutto sulla penicillina, vanno utilizzati nelle altre forme di lue (lue latente, lue terziaria, lue connatale), sempre con ottimi risultati.

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Specialista in Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse ed in Allergologia e Immunologia Clinica Primario Dermatologo dell’Osp. Casa Sollievo della Sofferenza- Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico di San Giovanni Rotondo (FG) dal 1/10/1980 al 31/05/2006. Docente a Contratto presso le scuole di Specializzazione in Dermatologia delle Università: Cattolica del Sacro Cuore di Roma, G.D’Annunzio di Chieti , A.Moro di Bari dal 1984 al 2006 Presidente Emerito dell’Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani (ADOI) Autore di oltre 300 tra pubblicazioni ed abstract di relazioni tenute in numerosi congressi nazionali ed internazionali della specialità, coautore di 6 ed editor di 4 volumi di dermatologia. Socio di numerose società scientifiche italiane ed internazionali tra cui American Academy of Dermatology, European Academy of Dermatology, SIDEMaST, ADOI, ecc.