È oramai accertato che le radiazioni ultraviolette giocano un ruolo altamente significativo nella comparsa dei tumori cutanei, e del melanoma in particolare. Essi, infatti, penetrano nella cute e danneggiano le strutture cutanee con, addirittura, alterazioni del DNA: gli UV-B penetrano a livello epidermico, gli UV-A a livello dermico, l’infrarosso arriva addirittura a livello ipodermico.

Ciò comporta la assoluta necessità di provvedere ad una adeguata foto protezione da parte del singolo, a tutela del proprio benessere, e delle istituzioni, cui compete la tutela dello stato di salute del cittadino e la salvaguardia dell’economia nazionale. Infatti, lo stato di malattia da mancata prevenzione (risparmio di una manciata di euro) comporta disagio psicofisico per il soggetto malato ed aggravio sul bilancio dello stato sia per le spese legate all’assistenza, sia per la mancata produttività del lavoratore-malato.

Pertanto a livello istituzionale la riduzione dell’esposizione alle radiazioni solari può, e dovrebbe, essere effettuata prevedendo la creazione di zone d’ombra all’aperto lì dove la gente è solita stazionare: ad esempio in prossimità di spazi dedicati luoghi d’attesa, quali le fermate dei mezzi pubblici di trasporto o all’espletamento di attività ludiche, quali campi di calcio o da tennis, piscine, tracciati per jogging, footing ecc.

La salute dei lavoranti all’aperto andrebbe tutelata con adeguate misure legislative che prevedano sia l’uso di un abbigliamento protettivo obbligatorio, sia la creazione di zone di ristoro coperte.

Abbigliamento:
la protezione mediante abbigliamento sembrerebbe la via più semplice e facilmente realizzabile. In realtà i diversi tipi di abbigliamento forniscono un diverso grado di difesa in relazione al tipo di materiale usato per la sua fabbricazione, della trama, del colore, del peso e dell’eventuale trattamento schermante subito. Infatti, allorché le radiazioni luminose colpiscono l’indumento in parte ne vengono riflesse, in parte assorbite dal tessuto ed in parte l’attraversano raggiungendo la superficie cutanea. Nell’ottica della prevenzione sarebbe utile che tutti gli indumenti fossero corredati dell’UPF (Ultraviolet Protection Factor), mentre lo sono solo alcuni. Le capacità protettive del capo d’abbigliamento dipendono da

• tipo di tessuto
• trama (abbastanza fitta da non permettere il passaggio delle RUV
• peso (leggero, sopportabile in estate)
• colore (per un principio della fisica il bianco respinge ed il nero assorbe le RUV)
• eventuale trattamento schermante (negli USA gli indumenti che vantano tale proprietà riportano sulla confezione il fattore di protezione)
• stato d’uso (i lavaggi riducono progressivamente le capacità protettive)

Va sottolineato a tal proposito che la eventuale indicazione del fattore UPF si riferisce ad un test di laboratorio effettuato in condizioni ideali su un oggetto nuovo ma, come già detto, le capacità protettive decadono con l’usura del tessuto, con il lavaggio, con il tempo di esposizione alle radiazioni solari e se, al momento dell’uso, sono asciutti o bagnati.

In linea generale sono da preferire i tessuti naturali quali il cotone o il lino, che permettono una buona dispersione di calore, o anche lana (ottimo termostabilizzante e isolante); i tessuti sintetici devono essere traspiranti, la seta è protettiva ma poco traspirante, la viscosa (specie se trattata con prodotti antisolari) si è dimostrata più protettiva del cotone.

Circa il colore è da preferire il bianco, che respinge quasi tutte le RUV, mentre il nero le assorbe tutte e trattiene il calore. Una via di mezzo è rappresentata dalle tinte chiare e pastello. La trama più è fitta più è protettiva: gli indumenti a rete non proteggono affatto. Circa il peso va detto che in linea teorica più un tessuto è pesante, più protegge dalle radiazioni solari e dal calore; in realtà le moderne tecniche di lavorazione permettono di ottenere tessuti di peso moderato ma protettivi e termoisolanti. Infine bisogna ricordarsi che i lavaggi deteriorano il tessuto, riducendone le capacità protettive.

Cappellino:
valgono le stesse considerazioni fatte più sopra: il tessuto deve arrestare la penetrazione delle RUV e permettere la traspirazione (deve permettere cioè la dispersione di calore). I cappelli traforati non arrestano le RUV, quindi non proteggono.

Occhiali da sole:
devono avere subito un trattamento schermate anti UV-A ed UV-B a protezione delle strutture oculari: le RUV, ad esempio, agiscono come fattore concausale della cataratta. Oltre che ridurre la quantità di luce che raggiunge l’occhio (sulla confezione il valore relativo è indicato con una numerazione da 1 a 4 ma quest’ultimo, ottimo sulla neve, è proibito durante la guida poiché veramente eccessivo per permettere una buona visione) senza alterare i colori, Tale trattamento è oggi obbligatorio e regolato da normative CEE ed USA. Per ridurre l’abbagliamento si possono utilizzare occhiali a luce polarizzata (sulla confezione è indicato con la lettera P). L’uso di lenti non schermate, facilmente reperibili nel commercio alternativo, riduce la quantità di luce e costringe la pupilla a dilatarsi per avere una buona visione causando la penetrazione di una quantità di RUV superiore a quella che si riceverebbe se non si usassero occhiali da sole.

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Specialista in Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse ed in Allergologia e Immunologia Clinica Primario Dermatologo dell’Osp. Casa Sollievo della Sofferenza- Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico di San Giovanni Rotondo (FG) dal 1/10/1980 al 31/05/2006. Docente a Contratto presso le scuole di Specializzazione in Dermatologia delle Università: Cattolica del Sacro Cuore di Roma, G.D’Annunzio di Chieti , A.Moro di Bari dal 1984 al 2006 Presidente Emerito dell’Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani (ADOI) Autore di oltre 300 tra pubblicazioni ed abstract di relazioni tenute in numerosi congressi nazionali ed internazionali della specialità, coautore di 6 ed editor di 4 volumi di dermatologia. Socio di numerose società scientifiche italiane ed internazionali tra cui American Academy of Dermatology, European Academy of Dermatology, SIDEMaST, ADOI, ecc.