Continuiamo a raccogliere le segnalazioni di passeggeri delle Fal, costretti a fare i conti con un servizio di trasporto pubblico locale ritenuto inferiore alle aspettative. Una cittadina ci ha raccontato che qualche giorno fa il treno delle 19:30, partito da Bari, è arrivato alla fermata Bari-Policlinico alle 19:45 già pieno.

“Ci siamo recati vicino ai vagoni e abbiamo premuto il pulsante per fare aprire le porte – spiega la donna -, ma non lampeggiava e le porte non si aprivano. È sceso il capotreno e ci ha riferito che non potevamo salire sul treno perché era pieno. Rimasti a terra, non eravamo molti, abbiamo iniziato ad arrabbiarci”.

“Mi sono avvicinata al macchinista  – prosegue la donna – e mi ha detto che praticamente il treno può contenere solo 65 persone. Nel momento in cui gli ho detto che l’azienda è a conoscenza che le postazioni causa covid 19 sono ridotte, mi ha detto che l’azienda non è organizzata. Più di quei vagoni non ne possono mettere. In conclusione, ci hanno mandato in viale Pasteur a prendere il pullman, ci hanno pure indicato il lato sbagliato della fermata”.

“Siamo arrivati alle 19:56 ed arrivato alle 20:10 per fortuna non abbiamo aspettato molto. Conclusione, un pullman di 50 persone che in questo periodo ne contiene 25, l’hanno messo solo x 10 persone. Per giunta l’autista del pullman non sapeva nemmeno fin dove dovesse arrivare. Siamo stanchi di questi continui disservizi che la Fal offre – conclude la donna -. È un problema di sempre”.

In aggiunta a questo tipo di problemi organizzativi, chiamiamoli così, si aggiungono poi quelli di comunicazione. I tentativi di parlare con qualcuno del servizio clienti, finiscono per naufragare, dopo essersi infranti sullo scoglio del risponditore automatico: “Ho provato diverse volte – racconta un utente su tutte le furie – dopo aver sentito tutta la tiritera sul trattamento dei dati personali e la musichetta fanno cadere la linea”.

I disagi non sono passati inosservati all’Unione Sindacale di Base, che ha pubblicato un lungo post su facebook per evidenziare alcuni aspetti di questo dopo covid: «La FAL srl  – scrive l’USB – ha un contratto di servizio con Regione Puglia e Regione Basilicata che prevede l’erogazioni di determinati corrispettivi in relazione ai km effettuati (che coprono il 65% dei costi del servizio). In seguito all’emergenza Covid-19, ottemperando alle Ordinanze delle due Regioni, la FAL ha proceduto con la riduzione dei servizi (e quindi dei km effettuati) continuando però, a percepire il 100% dei corrispettivi ai sensi del DL Cura Italia art 92 comma 4-bis».

«Il restante 35% del valore del servizio (rischio di impresa) viene invece “coperto” con la vendita dei biglietti (ricavi da traffico), i cui mancati introiti emersi durante l’attuale emergenza sanitaria verranno risarciti con un Fondo di 500 milioni di Euro erogato dal Governo, ovvero ai sensi dell’art. 200 del DL Rilancio – aggiunge l’organizzazione sindacale -. Pertanto, tutte queste misure a sostegno delle Aziende di TPL, a nostro avviso, renderebbero ingiustificata la prosecuzione della riduzione dei programmi di esercizio – sottolinea il sindacato – o meglio ancora, di un servizio organizzato come quello attuale delle FAL. Ciò che oltremodo ci lascia perplessi sono anche le modalità organizzative alla base del sistema di trasporto che si sta effettuando: sembrerebbe che si stia prediligendo il trasporto su gomma rispetto a quello su ferro».

“Speriamo – prosegue il post – che tali scelte non siano dettate da motivazioni prettamente economiche (la gomma è meno costosa in termini di forza lavoro e risorse rispetto al ferro), ma a nostro avviso proseguendo in tal modo verrebbe meno la piena garanzia del Diritto alla Mobilità:
– l’impiego di autobus rende più complesso il controllo sul rispetto delle norme sulla capienza e distanziamento sociale, oltre a causare possibili assembramenti alle varie fermate, cosa più gestibile in una stazione ferroviaria se fossero adottati determinati accorgimenti;
– l’utilizzo di autobus di “rinforzo” a quelli ordinari, che di fatto sono sostitutivi dei treni, verrebbe organizzato “a chiamata” ovvero in base a determinate necessità arrecando ulteriori disagi all’utenza;
– l’impiego dei treni fino ad una certa stazione (Altamura) la cui corsa verso Matera viene effettuata con autobus, rendendo disagiante il viaggio per una fetta di utenza che deve subire trasbordi, a nostro avviso evitabili».

«Naturalmente – evidenzia il post – le Società di TPL stanno applicando alla lettera quanto disposto con le ordinanze della Regione Puglia (recentemente si è stabilita una riduzione dei programmi di esercizio nella misura massima del 30%), e non comprendiamo come mai, vista la situazione, non si sta procedendo nella direzione di un’apertura totale dei servizi. Speriamo che determinate scelte della parte politica non siano state influenzate da quanto scritto in una nota, indirizzata all’Assessore ai Trasporti della Regione Puglia dalle Associazioni Datoriali Asstra Puglia-Basilicata e ANAV Puglia, che di fatto hanno evidenziato che “il rispetto delle misure di contenimento del rischio e, in particolare, dei cicli di panificazione dei mezzi di trasporto, determinano materialmente l’indisponibilità dell’intero parco mezzi, circostanza che determina l’oggettiva impossibilità dell’integrale esecuzione dei programmi di esercizio”. Come se fosse responsabilità della Regione quella di garantire servizi all’utenza in piena tutela della loro salute e sicurezza».

“Una situazione quindi, che palesemente sta facendo ricavare alle Aziende (come già detto in gran parte finanziate da Stato e Regioni) ulteriori ricavi, spalleggiate da associazioni datoriali il cui modus operandi sembrerebbe loro volto a privatizzare i profitti e pubblicizzare le perdite. Il Diritto alla Mobilità – conclude l’USB – non può continuare ad essere succube di queste scellerate dinamiche, e speriamo in un immediato intervento della Regione volto alla riapertura del TPL al 100%».