Un mio vecchio maestro di giornalismo diceva: “Se devi fare domande per scrivere un pezzo, fai in modo che quel pezzo sia già pronto”. Ho finalmente capito a cosa si riferisse. Da quest’anno mio figlio frequenta la scuola dell’infanzia.

Come in migliaia di istituti scolastici in tutta la Italia, anche il suo ha partecipato alla festa dell’albero del 21 novembre scorso. In realtà avrebbe dovuto partecipare, essendo appunto quella festa passata da quindici giorni. Per l’occasione ciascuna classe avrebbe investito 10 euro per l’acquisto di una piantina, contribuendo così al finanziamento dell’associazione nazionale che si occupa di fibrosi cistica. Così è stato detto ai genitori e non ho motivo di dubitarne.

Il problema vero, però, è che almeno quattro di quegli alberelli, forse dodici in tutto, fino alle ore 13 di oggi erano sistemati in alcuni tristissimi vasi nell’atrio esterno della scuola, tra l’altro neppure con un bell’aspetto. Da genitore ho chiesto in giro cosa ci facessero, quanti ne fossero stati acquistati, a chi fosse stato consegnato il ricavato. Evidentemente a qualcuno è bastato sapere che “il giornalista” se ne stesse occupando per sentire l’impellenza di avvisare le maestre che domani quelle quattro piantine troveranno una sistemazione, con la speranza che finora siano state almeno innaffiate di tanto in tanto.

La prossima volta si potrebbe provvedere per tempo, come fanno in altre scuole, con una vera e propria festa dell’albero da tenersi il 21 novembre, in cui a sporcarsi le mani nella terra siano proprio i bambini. Anche mio nonno è stato prodigo di consigli. Quando dopo mille sollecitazioni e pressioni facevo ciò che mi veniva chiesto, esclamava: “Meglio tardi che mai, purché lo fai bene”. Questa volta è andata così, sarà per la prossima.