Un maschietto di quasi tre chili e vissero tutti felici e imbarazzati. Un paio di giorni fa, in una clinica privata barese, una bambina di 12 anni ha messo al mondo il suo primo figlio. In attesa del primogenito, invece, il papà, anche lui studente non ancora quattordicenne di una scuola media, fa i compiti.

Sulla notizia c’è il massimo riserbo, come ovvio per la tutela dei genitori “in fasce” e del neonato. Non stiamo parlando di una storia di degrado, partita in un quartiere difficile, da famiglie problematiche. Mamma e papà sono figli di coppie che, a voler dare loro un’etichetta, si potrebbero definire “normali”.

I baby nonni, ai quali certamente verrà affidato il neonato, erano tutti e quattro presenti al momento della nascita. Un evento, speriamo per tutti lieto, che farà certamente discutere, soprattutto nell’atavico dibattito su cosa sia meglio: evitare con l’aborto che due adolescenti possano essere segnati da responsabilità così gravose, seppure con l’aiuto dei propri genitori, oppure, proprio perché aiutati dai nonni, non sia più opportuno dare al bambino la possibilità di venire al mondo.