“Stiamo morendo lentamente e il Comune ci chiede planimetrie di progetto e di rilievi, relazioni descrittive, stralci aereofotogrammetici e foto a colori. Come al solito fanno tutto senza coinvolgere gli operatori”. La richiesta dei documenti richiesti dalla ripartizione Patrimonio del Comune di Bari per verificare i requisiti dell’occupazione di suolo pubblico, ha mandato su tutte le furie i giornalai baresi.

Della questione nei giorni scorsi è interessato Filippo Melchiorre, consigliere comunale (Fratelli d’Italia). Stamattina abbiamo deciso di far visita ad alcuni edicolanti della città per farci raccontare com’è cambiata, meglio dire crollata, la vendita dei giornali, e quanto mettono insieme a fine mese.

Difficilmente si arriva a più di 1.300 euro. Al netto di pochissime eccezioni, non si riesce ad andare oltre quella cifra, anche in zone particolarmente affollate di potenziali clienti. Gli spunti di riflessione sono tanti, alcuni dei quali particolarmente interessanti, come il flop dell’iniziativa regionale per avvicinare alla lettura dei quotidiani gli studenti.

“Non ci si barcamenasse con la vendita dei gadget, biglietti del trasporto pubblico, ricariche del cellulare – ci racconta l’edicolante di largo Ciaia – molti di noi, me compreso, avrebbero già chiuso da tempo. Abbiamo bisogno di essere coinvolti nelle scelte dell’Amministrazione che ci riguardano. Non possiamo continuare a subire. Siamo un punto di riferimento fondamentale per i quartieri, luogo d’incontro in un’era in cui i rapporti umani sono sempre più difficili”.