Rosalba Guglielmi, coordinatrice regionale USB Basilicata, interviene sulla questione relativa al disastro ferroviario avvenuto lo scorso 12 luglio nei pressi di Corato, costato la vita a 23 persone. Lo fa scrivendo una lunga lettera indirizzata al presidente del Consiglio, al ministro delle Infrastrutture e Trasporti, al ministro della Funzione Pubblica, al presidente dell’Anac, a quello delle FAL e ai vertici del governo regionale. Solidarietà e condoglianze ai familiari delle vittime ma non solo. Anche accuse mirate, proposte e soluzioni per la sicurezza del trasporto locale che riceviamo e pubblichiamo in maniera integrale.

“Siamo attoniti e afflitti per la tragedia verificatasi sulla tratta ferroviaria Andria Corato il 12/07/2016, esprimiamo solidarietà e sincere condoglianze alle famiglie delle vittime ed ai feriti, esprimiamo solidarietà anche al personale delle Ferrovie Bari Nord che è costretto a lavorare in condizioni inaccettabili.

Ma vorremmo andare oltre le affermazioni di circostanza e le lacrime di coccodrillo che la classe dirigente di questo paese versa in abbondanza in tali circostanze, del resto tra qualche giorno i mass media tratteranno altri argomenti e l’opinione pubblica se ne sarà dimenticata, tutto potrebbe restare immutato.

Non compete certamente al Sindacato emanare sentenze, i fatti ed i misfatti di quanto accaduto saranno esaminati nelle sedi competenti, rincresce però che per porre l’attenzione di questo paese sul drammatico stato in cui versano le ferrovie minori in concessione, soprattutto qui al Sud, occorrano tante vittime innocenti.

Sullo stato del trasporto ferroviario in Puglia e Basilicata ci siamo espressi già in altre occasioni, ma questa sciagura ed altri eventi, quali lo scandalo SUD-EST e le vicissitudini delle stesse FAL impongono un urgente intervento del Governo in quanto è evidente che il sistema così non funziona.

L’elenco delle doglianze è semplice ed incontestabile.

Poltrone di Presidenze, CdA, Direzioni Generali e quant’altro occupate da politici rampanti o da qualche trombato della politica, da noti commis dei ministeri, da sindacalisti pentiti, con retribuzioni da favola, oltre alle prebende e benefits accessori per consulenze e commissioni, conseguenti costi esagerati rispetto alle effettive dimensioni e necessità delle stesse aziende. Occorre perciò un immediato accorpamento delle stesse, non si comprende perché non sia possibile accorpare dette ferrovie in concessione che insieme misurano circa 1.000 km di linea, si consideri che RFI gestisce oltre 16.000 km di linee, che la regione Emilia Romagna ha costituito una unica azienda regionale per il TPL accorpando cinque aziende. Analogamente al Sud si potrebbero costituire una unica azienda interregionale per il TPL. Qualche esperto ben retribuito replicherà che questa è pura utopia che purtroppo non è possibile a causa delle note questioni localistiche e dei diversi bacini di traffico, non omogenei tra loro. Tutte falsità, la ragione vera invece è che salterebbero molte poltrone di vertice, molte Direzioni e ciò non è utile per la casta.

Il localismo ferroviario subdolamente accettato come piccolo, bello ed efficiente, e soprattutto gradito ai potentati locali, ha generato autentiche realtà feudali, chiuse in se stesse come una monade. In esse il merito e le competenze contano molto poco, l’innovazione tecnologica è ferma nonostante le ingenti risorse finanziarie investite da Stato e Regioni vedi i drammatici eventi di questi giorni che forse non a caso sono accaduti in una azienda a capitale interamente privato. In queste aziende la standardizzazione dei sistemi, dei componenti, del materiale rotabile e delle stesse normative di Movimento e Trazione sono ferme agli anni 50.

Conosciamo bene le logiche gestionali in uso, si privilegia la gerontocrazia e i giovani stanno al palo, addirittura qualche capetto che ha superato i limiti di età per la pensione, se gradito alla nomenklatura, viene trattenuto in servizio con ben retribuiti contratti di consulenza; inoltre nessun rapporto con il mondo della ricerca e dell’università o con qualche realtà produttive di eccellenza pur presente nelle nostre regioni, se priva di adeguate credenziali.

Secondo la perversa logica privatistica, al padrone della ferrovia privata, oppure al presidente della ferro-via pubblica, spesso conviene accontentare l’assessore di turno o qualche sindacalista malleabile, per gli investimenti, specie sui sistemi di sicurezza hi-tech che sono poco appariscenti e costano, ci sarà sempre tempo, intanto conviene portare i soldi in vacanza alle isole Vaunatu, come pare sia già accaduto nel caso del presidente della Ferrotranviaria Ferrovie Bari Nord .

Un docente di ingegneria dei trasporti, in una intervista sulla stampa di questi giorni, faceva notare che le aziende ferroviarie del TPL nell’intento di assecondare la domanda dell’utenza sono indotte in alcuni casi a trascurare gli aspetti connessi alla sicurezza del servizio. Infatti le esigenze prioritarie per l’utenza pendolare sono: tempi di percorrenza brevi e quindi velocità alte, regolarità, pulizia e confort sui treni, costo del biglietto. Il fattore sicurezza invece non è immediatamente percepibile dall’utenza, però quando si verifica l’incidente sono guai.

Per onore di verità e delle tanto vituperate aziende pubbliche, occorre considerare che a fronte dei ritardi negli investimenti dei sistemi di sicurezza che accomunano quasi tutte le ferrovie concesse del Sud, da FAL a SUD EST e a Circumvesuviana, il principale gestore pubblico su ferro RFI-TRENITALIA, sull’intera rete nazionale (alta velocità, tratte a binario singolo e doppio) già da qualche anno ha in esercizio un sistema di gestione e protezione del traffico che è all’avanguardia in Europa e che tutte le linee secondarie sono dotate di sistema di controllo marcia treno. Nel settore della sicurezza della circolazione, le ferrovie concesse del sud a causa del forte deficit di tecnologia accumulato, dovrebbero soltanto copiare da RFI, non occorre progettare e sperimentare nulla, si risparmierebbero anche molti soldi.

Altro dolente aspetto è quello della vigilanza esercitata dal Ministero dei Trasporti, gli antichi romani si chiedevano chi controllerà gli stessi controllori ed è lecito porsi qualche domanda sugli Uffici periferici USTIF del Ministero dei Trasporti che operano su base interregionale ed hanno giurisdizione in materia di sicurezza sulle Ferrovie Concesse, mentre l’Agenzia ANSF al momento esercita la vigilanza su RFI e TRENITALIA.

Non compete al Sindacato esprimere valutazioni sull’operato degli Uffici USTIF, specie in questo momento sarebbe come sparare sulla Croce Rossa, tuttavia ad onore di verità e per quanto attiene alle nostre limitate e periferiche conoscenze delle realtà ferroviarie appulo lucane, in questi anni abbiamo registrato numerosi casi di assunzioni di figli e parenti di dirigenti e funzionari USTIF presso le ferrovie concesse, alcuni sono stati formati e posizionati per carriere e ruoli di vertice. In questi anni numerosi alti funzionari USTIF sono transitati nei ruoli di dirigenti nelle ferrovie concesse, per approfondire basta verificare i cognomi.

Qualche anno fa, ancora durante la gestione Fiorillo, un alto funzionario USTIF di Bari è transitato presso le SUD EST a ricoprire un ruolo dirigenziale, con stipendio quintuplicato.

Sono episodi che suscitano perplessità: ma come è possibile ciò? Perché passare da controllore a controllato? Detto familismo italico è soprattutto meridionale, del resto tutti abbiamo famiglia, certamente non ha giovato alla trasparenza e all’immagine di queste Amministrazioni, è come un tributo feudale di sudditanza, un debito che le sgangherate concesse pagano al monarca, consapevoli di tante magagne.

Pertanto, nel rispetto delle vittime di questa strage e a tutela di tutti i lavoratori del TPL ferroviario, questo Sindacato USB chiede al Governo nazionale ed alle Regioni di voltare pagina definitivamente, le misure da adottare in tempi brevi sono semplici ed evidenti:

Accorpamento delle 20 aziende ferroviarie in gestione commissariale a capitale pubblico e delle società private concessionarie di servizi ferroviari operanti sul territorio nazionale. Si potrebbero creare una unica società a capitale pubblico oppure pubblico-privato, suddivisa in tre compartimenti: Nord, Centro e Sud. Anche favorire il trasferimento di tecnologia e di know how da RFI e Trenitalia. Questi compartimenti dovrebbero avere competenza in materia di progettazione, investimenti, appalti, direzioni lavori, tecnologie, formazione del personale, ricerca, unificazione e standardizzazione delle normative, del materiale rotabile, degli impianti, della ricambistica. Tutte funzioni importanti che attualmente le singole gestioni svolgono male e con fatica per evidenti ragioni di massa critica e per carenza di professionalità specialistiche;

Affidamento delle competenze in materia di sicurezza all’ANSF che ha giurisdizione su RFI-Trenitalia, al fine di promuovere iniziative di coordinamento e di standardizzazione dei sistemi, degli impianti, del materiale rotabile e delle normative.

Tanto allo scopo di colmare il gap di tecnologia che affligge soprattutto dette ferrovie qui al Sud, fattore che unanimamente è stato individuato come la causa principale e determinante della sciagura sulla tratta Andria Corato delle Ferrovie Bari Nord”.