Il mondo barese della cultura è una polveriera pronta ad esplodere da un momento all’altro. Un gruppo numeroso di imprenditori, referenti di associazioni e compagnie, attori e altri soggetti attivi nel settore culturale, avrebbero dissotterrato l’ascia di guerra, scrivendo al sindaco di Bari per richiedere un incontro diretto con gli operatori. La lettera non è ancora stata resa nota, ma c’è, e pare che il sindaco non abbia ancora dato seguito alla richiesta.

Intanto, mentre l’assessorato priva di sostegno economico il settore culturale – avendo destinato solo 40mila euro alle attività della stagione estiva –  sui social sono apparse accuse al vetriolo. Segno evidente della tensione crescente che si respira attorno alla figura dell’assessore comunale alle Culture, Silvio Maselli. Figura che divide gli
addetti ai lavori. La cosa che più incuriosisce e intorpidisce le acque è che le ipotesi di azione dell’assessorato debbano essere comunicate da Maselli attraverso i social, piuttosto che utilizzare i canali istituzionali.

Alcuni giorni fa, proprio sulla pagina Facebook di Maselli, è andata in scena, tra il responsabile dell’assessorato e alcuni operatori, una querelle senza esclusione di colpi, dove lo stesso amministratore annuncia, via web, un nuovo bando di finanziamento a sostegno con effetto addirittura “retroattivo”.

LA DISCUSSIONE – Il post dell’assessore che ha scatenato il putiferio è questo: “Ecco il
primo bando della Regione Puglia dedicato a compagnie teatrali di produzione
e programmazione. Sono certo saranno tanti i soggetti baresi che vi  parteciperanno. Scadenza 25 luglio. Affrettatevi”.

La risposta non si è fatta attendere, e ha messo in discussione i requisiti di accesso al bando, giudicati troppo stringenti e quindi appannaggio di pochi. “Meno slogan e più fatti, grazie”, scrive qualcuno, riferendosi alla circostanza che a partecipare avrebbero potuto essere al massimo due soggetti perché era prevista la gestione, per almeno un anno nel triennio 2013-2014-2015, di uno spazio teatrale pubblico con le seguenti caratteristiche: struttura al chiuso, con capienza certificata non inferiore a 100 posti, attrezzata per le attività di spettacolo dal vivo ed in regola con le autorizzazioni di legge e le norme di sicurezza vigenti in materia di pubblici spettacolo; aver prodotto almeno 2 distinti titoli di spettacoli di teatro e/o di danza, programmati complessivamente per almeno 20 repliche,
negli anni 2013-2014-2015; essere gestore alla data di presentazione dell’istanza
di uno spazio teatrale pubblico per almeno 6 mesi continuativi e comunque almeno fino al 16 dicembre 2016.

E qui arriva lo scaricabarile di Maselli, in questo caso giustificato: “Ho molte responsabilità, ma non addebitatemi pure eventuali errori o limiti di bandi regionali!!! Mi sono limitato a darne notizia ai tanti iscritti a questa pagina pubblica, senza fare commenti o aggettivare. E invitato i soggetti produttivi baresi a prendervi parte. Tutto qui. Per ogni contumelia rivolgersi agli uffici regionali, please.”

La bagarre non si placa e un utente risponde ancora: “Silvio Maselli non esponevo critiche nei confronti del bando ma mi ha colpito il suo ‘affrettatevi’: le caratteristiche richieste non coinvolgono le compagnie teatrali baresi. Domando a lei, invece, che fine ha fatto il bando dei contributi a sostegno 2016, previsto dal Regolamento comunale in vigore?”.

Eccolo qua il nodo della questione. Maselli: “Il bando verrà pubblicato dopo l’approvazione in Consiglio comunale del nuovo Regolamento appena approvato
dai Municipi”. Le perplessità sono tante: “Se fosse così come Lei indica, vista l’istituzione del nuovo albo, il bando verrebbe pubblicato ad ottobre/novembre e i festival che si svolgono prima che facciamo, li chiudiamo? Si faccia un bando con il regolamento attuale e nel prossimo anno vada a regime il nuovo. Semplice, legale ed elementare, aggiungerei”.

Il colpo di genio di Maselli non tarda: “I soggetti che stanno già realizzando iniziative saranno resi ammissibili ai sensi del nuovo Regolamento. Semplice ed essenziale. In un caso o nell’altro, il Comune di Bari non lascerà nessuno indietro”.  Risposta: “Quindi noi dovremmo decidere ‘al buio’ se svolgere attività di produzione e spettacolare a Bari
senza alcuna certezza di contribuzione, investire danari e augurarci che in ottobre esca un bando con valore retroattivo (di cui ci riserviamo di verificare la legalità)”.

La discussione si fa sempre più perentoria. Maselli, rivendicando l’elargizione di contributi, tuona: “I contributi sono contributi, non finanziamenti senza i quali le attività
non si fanno. I comuni sono enti poveri che, in regime di sussidiarietà, sostengono il peso di erogare contributi ad attività che abbiano una sostenibilità autonoma (tramite altre fonti finanziarie pubbliche e/o private)”.

Si va avanti colpo su colpo. Nessuno è disposto a mollare, la risposta è la seguente: “Il principio di sussidiarietà orizzontale, prevista dal vigente regolamento comunale, prevede che i cittadini (come singoli o associati), nel nostro settore produttivo, provvedano ad attuare azioni di produzione in via diretta e i ‘pubblici poteri’ hanno la funzione di programmazione e coordinamento, non di prebende da destinarsi l’ultimo giorno dell’anno, quale liberalità. Questo è il punto, manca la sua azione in questo. La Regione Puglia ha regole evidenti e con successione cronologica. Il comune, Lei dice, è un ‘ente povero’: talmente tanto da poter destinare ex nunc 2.000.000,00 di euro alla Fondazione Petruzzelli (ne viviamo giorno per giorno le meraviglie giudiziarie); da poter oltre le griglie, finanziare iniziative come Uovokids con provviste economiche significative, o destinare fondi di riserva ad attività natalizie. Ma è povero per sostenere le attività produttive che agiscono sul territorio con professionalità di caratura internazionale. Mi perdoni ma contesto su tutta la linea la sua suggestione politico-amministrativa”.

Maselli rompe il silenzio sulla vicenda Petruzzelli: “Bari ha bisogno, disperato bisogno, di una grande istituzione culturale come il Petruzzelli. Noi lo stiamo bonificando, liberando dalle trame oscure che per anni lo hanno avvolto con troppe complicità e silenzi omertosi. Per questo abbiamo scelto un intellettuale di peso e un ex Magistrato come Carofiglio per guidarlo e un Sovrintendente capace come Biscardi. Entrambi stanno svolgendo un lavoro improbo. Quando siamo arrivati il Comune dava al Petruzzelli 600mila euro. E dal nostro arrivo il budget complessivo per la cultura è aumentato senza alcun dubbio, numeri alla mano. Ma, per adempiere agli obblighi della riforma ‘salva teatri’ predisposta dall’allora Ministro Bray, abbiamo stanziato – come la Regione – 2milioni l’anno per tre anni. Altrimenti il Petruzzelli sarebbe fallito. Fal-li-to. Dal prossimo anno, se riusciremo a ottenere anche l’imposta di soggiorno, Bari volerà grazie a nuove risorse e a un nuovo regolamento che ci pone all’avanguardia in Italia per trasparenza ed efficienza. Peraltro larghissimamente condiviso con tutte le principali associazioni di categoria. È una fase di transizione e occorre capire che stiamo preparando tempi migliori dopo anni di contrazione devastante dei budget pubblici e privati. Occorre fiducia e impegno. Io ce la metto tutta. Sono certo che gli uomini e le donne di buona volontà lo capiscono bene che stiamo lavorando sodo. Poi c’è chi pregiudizialmente ci è ostile. Riusciremo a farcene una ragione”. Colpo su colpo, dicevamo.

La chiusura, per il momento è rimasta senza risposta da parte di Maselli, che all’ultimo post ha scelto di non replicare, lasciando alcuni nervi scoperti. “Silvio Maselli, Bari ha un disperato bisogno di legalità e di pianificazione culturale, non di certo di una aggregazione che drena fondi pubblici – sarebbe utile ricordarsi gli esborsi per la pulizia dei bagni e le forniture di acqua minerale che sostiene la Fondazione – né di una casta
egemonizzante. Mi perdoni ma non digerisco le rendite di posizione per ortodossia. L’imposta di soggiorno è un buon proposito ma non è un provvedimento varato, quindi afferisce alle ipotesi, lodevoli, ma non ancora reali. Sono felice nel leggere la sua soddisfazione verso il nuovo regolamento, le ricordo che il testo è stato identificato, emendato e proposto dai firmatari dell’Appello alla Cultura e ricordo anche che per
aver avanzato una proposta (da liberi cittadini), siamo stati da lei aspramente apostrofati. Saluteremo con piacere le eventuali azioni positive che vorrà apportare al nostro comparto produttivo, ma ad oggi le ricordo che un amministratore coordina il proprio settore e non è un direttore artistico: per fare questo ci si spoglia delle investiture istituzionali, si apre una propria azienda privata e si concorre con il rischio d’impresa all’attività di produzione come tutti noi. Se avessi potuto prendere parte
al tavolo di concertazione di certo non avrei ceduto all’appannaggio dell’8% di discrezionalità dell’Assessore in deroga alle regole, il 2% era più che ragionevole. Dice bene se ne faccia una ragione”.