Tre anni dopo il primo delle centinaia di articoli sulla disastrosa gestione del 118 barese, torniamo a fare il punto sul servizio di emergenza-urgenza. Cos’è cambiato? Niente. Il nostro viaggio in quattro puntate inizia sottolineando un aspetto particolarmente delicato: la mancata vigilanza della Asl su alcune associazioni di volontariato che gestiscono le postazioni. Con grande rammarico registriamo che dal momento in cui siamo stati minacciati di morte per aver denunciato l’allegra gestione del servizio – era l’agosto del 2013 – l’Azienda sanitaria locale ha continuato a ignorare vizi e raggiri noti ormai anche alle pietre. Nessuna verifica sul rispetto del pagamento degli stipendi e sull’attuazione del contratto nazionale di lavoro.

Il mancato controllo comporta disagi a dipendenti e soccorritori di numerose associazioni, come se non avessero bisogno di soldi per mangiare e far campare la famiglia. Per quanto abbiamo potuto verificare, mentre scriviamo il Serbari, che gestisce le postazioni Policlinico e Japigia, ha dato solo un acconto sullo stipendio di novembre. A quanto pare problemi con Equitalia. L’Oer, che gestisce le postazioni Ex Cto, Ex Tribunale e Giovanni XXIII, ha dato l’acconto di dicembre. Non solo. In questo modo le due associaizoni non hanno il durc in regola.

Secondo quanto stabilito dalle disposizioni date dalla Regione per l’affidamento delle postazioni, ogni centesimo elargito mensilmente deve essere destinato ad una voce specifica: lavaggio delle divise, sanificazione delle ambulanze, stipendio dei dipendenti e rimborso spese ai volontari, per fare solo qualche esempio. Il mancato rispetto di questa gestione ha una sola definizione: distrazione di soldi pubblici. Chiudendo uno o tutti e due gli occhi, invece, la Asl si rende complice di un sistema così incancrenito da non poter essere debellato. Lo denunciano i sindacati e si lamentano tanti lavoratori. Certo, non si può fare di tutta l’erba un fascio, ma le piccole e grandi magagne continuano ad insozzare buona parte del sistema, anche la parte sana che resta imperterrita a guardare.

Non ci risulta che nel corso degli anni siano mai stati nominati i dirigenti che avrebbero dovuto verificare il rispetto dei dettami previsti dalla convenzione del 118. Non sono neppure cambiate alcune brutte abitudini, che per primi abbiamo denunciato. Nonostante le divise dovrebbero essere affidate ai volontari in comodato d’uso gratuito, i presidenti di alcune associazioni ne pretendono il pagamento, distraendo quindi altri soldi dal finanziamento percepito dalla Asl mensilmente: circa 22mila euro.

Allo stesso modo, certi presidenti costringono i volontari a pagare di tasca propria anche il lavaggio delle stesse divise, pur essendo previsto uno specifico rimborso spese. Tra gli aspetti più delicati c’è la mancata sanificazione delle ambulanze, ricordiamo, usate nei soccorsi di emergenza e quindi con la dispersione di sangue, anche infetto, e liquidi biologici di ogni tipo. Sanificare, per chi volutamente fa confusione, non significa lavare. La mancata disinfezione, oltre a portare vantaggi economici all’associazione che manca di farla, espone a rischi elevatissimi di contagio tanto i componenti degli equipaggi del 118 quanto i pazienti trasportati. Lo stesso rischio generato dal lavaggio dell’uniforme nella lavatrice di casa. In realtà i soccorritori dovrebbero spogliarsi in postazione al termine di un intervento e qualcuno dovrebbe provvedere al ritiro e alla sostituzione degli indumenti sporchi.

Un altro problema rilevante è rappresentato dalla carenza delle condizioni igienico-sanitarie minime di delle strutture che ospitano gli equipaggi del 118. In ogni postazione dovrebbero esserci bagni con doccia, armadietti contenenti le uniformi di ricambio. Anche in questo caso la Asl risulta inadempiente nei controlli. Tra le questioni colpevolmente trascurate da chi dovrebbe vigilare c’è l’aspetto legato ai soccorritori, volontari e dipendenti in servizio nelle postazioni. Secondo quanto previsto dalla convenzione sottoscritta da Asl e organizzazioni di volontariato, il personale dovrebbe avere contemporaneamente la mansione di autista e soccorritore. In realtà, è frequente trovare soccorritori che non abbiano i requisiti minimi neppure per mettersi al volante di un’ambulanza, in alcuni casi persino la patente.