“Anch’io ho ricevuto la richiesta esplicita di fare sesso in cambio di un lavoro come maschera a teatro”.

Le voci di corridoio raccolte all’indomani degli arresti al teatro Petruzzelli, mentre tutti erano concentrati sulle mazzette, trovano le prime conferme nella dolorosa confessione di una maschera (il servizio di accoglienza). All’interno della Fondazione lirico-scandalistica barese qualcuno sapeva, ma chiudeva anche tutti e due gli occhi; tanti altri sospettavano, ma nessuno parlava. Silenzio assoluto almeno fino a quando presidente e sovrintendente non hanno deciso di aprire un’indagine interna.

“Ho riferito tutto all’avvocato che sta conducendo l’indagine per conto della Fondazione. Non so se abbia parlato solo io, ma le ragazze coinvolte in questa brutta storia sono diverse. Ho fatto nomi e cognomi, anche dei responsabili del teatro che avanzavano proposte di uno squallore assoluto (sarebbero un paio ndr.). Non immagina neppure quanto sia disgustata dal perdurare di questo schifo”.

Inizialmente erano girate indiscrezioni sull’esistenza di alcuni video hard girati all’interno del teatro, ma in realtà pare che i festini e gli incontri privati con le maschere fossero organizzati all’esterno del Petruzzelli. Accuse reciproche tra maschere su Facebook, sferrate su post poi cancellati, che sottolineavano come “troieggiare” facilitasse la chiamata in servizio.

“Le vedevano tutti le colleghe entrare senza biglietto a teatro quando non erano in servizio. Sembra stia facendo rivelazioni di chissà quale segretezza, ma in realtà il chiacchiericcio è stato per troppo tempo parte integrante del Petruzzelli. Non se ne può più. Serve davvero un’opera di pulizia generale e spero vivamente ci sia voglia di andare fino in fondo”.

Oltre il ragionier Vito Longo ci sarebbero anche altre persone sotto la lente d’ingrandimento dell’avvocato che sta conducendo le indagini per conto della Fondazione e soprattutto sotto quella più minuziosa degli uomini della Digos. Mazzette da un lato; favori sessuali, con storie note e solo per ora irripetibili, dall’altro. Sulla scorta delle testimonianze raccolte e basandoci su sulla che sembra a tutti gli effetti una reale volontà di fare pulizia all’interno del Petruzzelli, non escludiamo novità importanti in merito a quest’altra storiaccia che, fosse confermata nelle sedi opportune, getterebbe nuovo discredito sul simbolo forse più abusato della storia della città di Bari.

Ricordiamo, per la cronaca, che il discusso servizio maschere è approdato al Consiglio di Stato per il ricorso presentato dall’azienda napoletana Animania, dopo l’esclusione dall’ultimo appalto. Nel frattempo la Fondazione ha deciso di revocare l’affidamento alla Sama Agency di Mario Lavopa, l’uomo che attraverso la querela al nostro giornale ha consentito di smascherare il malaffare nel nome della lirica.