Sono passate poco più di due settimane da quando abbiamo pubblicato lo sfogo del medico legale dell’ospedale Di Venere, Silvana Albani, che lamentava una situazione ormai invivibile nella struttura di Carbonara. Su più fronti. Il sovraffollamento dei pazienti e la mancanza di personale sembrano problemi senza via d’uscita, e della famosa bozza del Piano di riordino sanitario che vorrebbe il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, al momento non si sa nulla. Perché, oltre ad avere a che fare con degenti e parenti maleducati e a volte anche minacciosi, i medici devono fare i conti con spazi “ristretti”, e spesso accade che i pazienti, per mancanza di posti letto, vengano piazzati nei corridoi.

Nelle immagini che vi mostriamo, infatti, girate questa mattina al quinto piano del Di Venere, quello di chirurgia generale, abbiamo contato cinque pazienti ricoverati in un piccolo corridoio. Già due anni fa avevamo riscontrato questo sovraffollamento, peraltro nello stesso reparto. Siamo tornati oggi per avere conferma di ciò che già immaginavamo: non è cambiato nulla. Gente attaccata alle flebo mentre dipendenti e parenti vari scorrazzano per i corridoi. Non essendoci attaccapanni, le giacche vengono accatastate su ogni barella. Per non parlare del fatto di come la possa venire meno la dignità di un uomo che sta passando un brutto momento della propria vita. Senza un minimo di privacy, tra spifferi e schiamazzi. Sia chiaro, non è colpa dei medici che, al contrario, lavorano a ritmi infernali per compiere al meglio il proprio dovere.

È vero, la legge prevede che si possa ricoverare in barella il 10 per cento dei pazienti, ma la mancanza di strutture alternative dove “ospitare” quegli sfortunati cittadini già stabilizzati al Di Venere, rende questo numero ben più alto. Così come sottolinea Sabino De Rezza, del Coordinamento Provinciale USB Bari. “Il reparto di chirurgia generale al quinto piano del nosocomio di Carbonara – spiega De Rezza – è stato ristrutturato e i posti letto sono diminuiti da 40 a 16. Quella del sovraffollamento è una storia che si ripete ciclicamente e noi, in passato, abbiamo denunciato più volte questa situazione sia alla ASL che alla Regione. È diventato un reparto di frontiera. Ma oltre questo, c’è anche un altro problema. Sempre ciclicamente si manifestano carenze di personale e i dipendenti sono costretti a subire forti situazioni di stress dovuto anche agli orari di lavoro straordinari. La nostra denuncia è perciò duplice: perché il sovraffollamento dei pazienti da un lato incide sulla qualità del servizio che la ASL offre ai cittadini; dall’altro crea disagi al personale dell’ospedale, costretto a lavorare in condizioni difficili. È un reparto di frontiera, sembra di stare in trincea“.

Parte di questi problemi potrebbe risolverli il Piano di riordino sanitario, ma prima ci sarebbe da fare i conti con altri intoppi. “È necessario – conclude De Rezza – risolvere la questione delle assunzioni, dei medici precari che girano negli ospedali. Altrimenti nessun piano funzionerà mai“.