“Quando ho letto il vostro articolo sul prezzo del gasolio a 1,098 mi sono fatto una grassa risata”. Michele vive in Spagna da più di dieci anni, a San Sebastian. Se n’era andato per gioco a 19 anni. Ora ne ha 32. “Bari è Bari – spiega – le cozze, il polpo, la Peroni, la focaccia, i ricci e le orecchiette. Tutta roba buona che crea nostalgia e dipendenza fin quando non ti accorgi che puoi vivere senza. A quel punto ti rendi conto di dover guardare oltre l’orizzonte”.

La fotografia allegata è stata scattata questa notte del centro commerciale Euroski, in una cittadina dei Paesi Baschi, al nord della Spagna. “Vogliono essere tutti accise – dice scherzando amaramente Michele, che ha fatto il pieno di gasolio con meno di 80 centesimi al litro – Persino la super e il gasolio più performante costano sotto l’euro”.

La benzina è solo la punta dell’iceberg. “La crisi ha colpito durissimo anche qui – spiega il 32enne emigrato barese – non sono mica tutte rose e fiori. Se non ci fossero efficienti strutture pubbliche: campi di calcio e per lo sport in genere, biblioteche anche per ragazzi, attività ludiche in piazza, parchi pubblici e giostrine disseminate ovunque, sarebbe difficile accontentare i miei tre figli”.

Più volte gli è stato chiesto se tornerebbe a Bari adesso. “Oggi più che mai non ci sono alternative – dice conun po’ di amarezza – Non c’è paragone. Non tornerei, soprattutto per il futuro dei miei figli. Mi piace immaginare che possano crescere in un paese dove si fa la coda per salire sull’autobus, dove chi non attraversa sulle strisce o getta chewingum per terra viene multato, dove i parcheggi a pagamento costano un occhio della testa per scoraggiare l’uso dell’auto a favore dei mezzi pubblici sempre puntuali, dove Bob Dylan canta sulla spiaggia pagato dal Comune.

Bari è bella assai, ma siamo indietro anni luce da quell’idea di civiltà che ho adesso”.

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