La cultura a Bari ormai da anni non si fa nei teatri, ma nelle aule dei tribunali di ogni tipo. C’è lo spettacolo tributaristico e penale, civilistico e amministrativo. In ogni caso un pessimo spettacolo, che ha trovato il suo culmine nell’opera buffa e deplorevole delle tangenti al Petruzzelli. Un esempio di cultura giudiziaria è certamente la storia grottesta e drammatica insieme del teatro Kursaal Santalucia: bellezza e storia vilipesa e violata da chi avrebbe dovuto difendere non l’immobile, ma ciò che per venti anni si è prodotto in quel meraviglioso contenitore. Lo stesso in cui oggi i topi rosicchiano le carcasse dei piccioni in stanze diventate depositi di mobili accatastati senza rispetto.

Bari è una città senza memoria, anche se solo a dirlo si viene maledetti. E allora torniamo a parlare del Kursaal. Due giorni fa, improvvisa e benedetta da qualcuno, come la manna di San Nicola, è calata dal cielo la dichiarazione dell’onorevole Nuccio Altieri. L’onorevole invoca l’intervento del ministro Franceschini. Quei “maledetti” della Fabris S.a.s., la società della famiglia Buompastore, gli ex proprietari del teatro, hanno invocato più volte l’intervento di ministri, sottosegretari, presidenti di ogni assise e affini, per tentare di ristabilire un minimo di regolarità. Nessuno gli ha dato ascolto e allora, Antonella Buompastore, legale della Fabris, ha portato la questione in tribunale.

Ci sono una decina di dibattimenti aperti. La società privata osannata dall’onorevole sapeva benissimo che avrebbe potuto acquistare un bene, per di più frazionato come se un teatro potesse essere venduto senza il foyer, probabilmente non utilizzabile per via del diritto di prelazione imposto dalla Regione Puglia. In attesa che si sbrigassero le beghe giudiziarie, l’arroganza della politica con la p minuscola, ha fatto in modo che non si potesse neppure continuare a svolgere alcuna attività dentro il teatro, che non è un palazzone e basta, nel caso qualcuno lo avesse dimenticato. Anzi lo era fino a quando non è stato deciso che la scala d’emergenza doveva essere abbattuta.

Le malelingue non sanno tacere. E allora qualcuno pensa, esattamente come accaduto in passato, che le dichiarazioni dell’onorevole Altieri a sostegno dell’iniziativa privata del milanese Zorzi (che ha Bari nel cuore), evidentemente più meritevoli dei privati di stampo barese, saranno profetiche del giudizio della Suprema Corte. Giudizio che potrebbe riscrivere, seppure in parte, la storia del Kursaal che qualcuno avrebbe già scritto da tempo.

 

CORSI E RICORSI STORICI. L’ipse dixit di Antonella Buompastore del 30 gennaio 2011
Teatro Kursaal Santalucia: “strane cose stanno accadendo a Bari”

Non siamo il “Teatro alla Scala”, Vogliamo solo “una scala” per fare teatro… In questi ultimi mesi si sono susseguite numerose e contrastanti notizie relative alle sorti del Teatro Kursaal Santalucia, sia in ordine alla demolizione della ormai nota scala di sicurezza, sia in ordine alla procedura di vendita immobiliare attivata da un istituto di credito. Da circa venti anni combattiamo quotidianamente ogni fronte di battaglia legale nell’ambito delle regole del processo per riaffermare il diritto a proseguire le attività di spettacolo all’interno di questo contenitore culturale che, nostro padre Tonio Buompastore, ha restituito alla città di Bari nei primi anni 90, ristrutturandolo integralmente ed investendovi tutto il patrimonio di famiglia.
Abbiamo ritenuto OGGI per la prima volta INDISPENSABILE convocare questa conferenza stampa nell’ultimo giorno del BIFEST, affinché i riflettori della città non si spengano definitivamente sulle attività di questo Teatro che da vent’anni, senza alcun contributo pubblico, costituisce l’unico contenitore culturale in regola con tutte le disposizioni di legge ed amministrative, all’interno delle mura cittadine. Almeno fino ad oggi. Purtroppo, gli eventi delle ultime settimane stanno pregiudicando -in via definitiva- la continuità della “destinazione” a teatro del compendio immobiliare Kursaal Santalucia.
Gli eventi stanno precipitando, travolgendo ogni rigore istituzionale, a vantaggio di speculazioni economiche e schermaglie di natura politico-istituzionale. E noi oggi intendiamo raccontarle a tutta la città. La scala da demolire non è mai stata abusiva, né pericolosa, inagibile né tantomeno pericolante, ma è sempre stata regolarmente autorizzata dal Comune di Bari con concessione edilizia nr.15697/24692 del 1989. La demolizione è stata disposta in via definitiva da una sentenza del giudice ordinario, solo ed esclusivamente per il mancato rispetto delle “distanze” tra fabbricati.
Non intendiamo contestare la definitività della sentenza, ma vorremmo solo far comprendere alla opinione pubblica che la condanna alla demolizione si fonda sull’equivoco per cui gli appartamenti all’interno del palazzo Kursaal sarebbero fabbricati “distinti” dal teatro stesso, omettendo di considerare che il fabbricato è unico e venne costruito da un unico proprietario, l’ing. Orazio Santalucia e che pertanto, non sussiste un problema di distanza “tra” fabbricati. Noi non discutiamo il diritto dei tre condomini di procedere alla esecuzione della demolizione, snobbando ogni ipotesi di risarcimento del danno da noi proposta, ma vogliamo far luce sul fatto che la demolizione sta avvenendo in violazione di tutte le disposizioni, amministrative e di legge ed in assenza dell’intervento del Ministero per i Beni Culturali pur di provocare la revoca del Certificato di prevenzione incendi ed il ritiro delle licenze e delle autorizzazioni per l’esercizio delle attività di spettacolo, con il minor dispendio economico possibile, così incidendo negativamente sulla possibilità che la demolizione venga sostituita da una ipotesi risarcitoria e facendo così acquisire ai condomini che vogliono la demolizione a tutti i costi, una posizione di vantaggio da negoziare nei momenti opportuni.
A tal fine, vogliamo dire alla città che sino ad oggi il Tribunale della Esecuzione non ha mai voluto censurare, tappandosi occhi ed orecchie, l’operato disinvolto degli incaricati della demolizione, finanche ignorando la Procura della Repubblica di Bari che invece, attraverso l’opera della Direzione Provinciale del Lavoro -organo di PG – ha dapprima sospeso le operazioni di demolizione e poi sanzionato amministrativamente i responsabili per le numerose violazioni della normativa sulla sicurezza del lavoro. Di tutto ciò, tuttavia, non vi è traccia alcuna nell’ambito della procedura esecutiva. Il fascicolo ormai è top secret, sottratto anche alla disponibilità della cancelleria. I destinatari della esecuzione, ed i procuratori costituiti, non hanno più alcuna notizia ufficiale di quello che sta accadendo.
Tutte le violazioni di natura amministrativa ed edilizia sono state ignorate anche dalla Ripartizione competente del Comune di Bari, benché sollecitata, la quale ha preferito non intervenire mai nell’ambito della procedura di demolizione, lasciando campo libero ai condomini e al Direttore dei Lavori Ing. Elio Cafaro, nominato dal Tribunale. Abbiamo contestato sotto il profilo tecnico tutte queste vicende in tutte le possibili sedi giurisdizionali e continueremo a farlo fino a quando una Magistratura Superiore, lontana dai condizionamenti ambientali di provincia, non metterà la parola FINE a questa squallida vicenda.
Negli ultimi mesi, però, la fiducia nelle istituzioni giudiziarie ha subito un duro colpo, conseguente alla completa abdicazione dei poteri da parte del Giudice della Esecuzione, dapprima in favore del DL. ing. Elio Cafaro, e successivamente in favore della più alta carica istituzionale sul territorio, rappresentata dalla Prefettura di Bari. Invero, come abbiamo appreso dai giornali prima, e successivamente attraverso la documentazione acquisita con accesso agli atti, è accaduto che il DL Ing. Elio Cafaro con una anomala istanza, non prevista da nessuna procedura amministrativa, ha dato impulso al Comitato Prefettizio per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, descrivendo le socie della Fabris sas come soggetti socialmente pericolosi tali da rendere necessario l’intervento della Forza Pubblica. In tale contesto il Comitato per l’ordine e la sicurezza, attraverso le parole del suo presidente, è intervenuto –in assoluta carenza di potere- sull’argomento demolizione, esautorando delle sue prerogative il Giudice dell’esecuzione (ben felice di potersene finalmente lavare le mani come Ponzio Pilato), e gestendo autonomamente l’agenda della demolizione proprio a ridosso dell’inizio del BIFEST (19 gennaio 2011) per poi negoziare con l’assessore regionale Silvia Godelli un rinvio al 31 per consentire l’ultimazione del BIFEST.
I giornalisti esperti di cronaca giudiziaria comprenderanno bene l’eccesso di potere posto in essere dal Comitato Prefettizio quando leggeranno nella documentazione allegata “l’autorevole invito” rivolto al Comandante dei Vigili del Fuoco prima, ed al Comune di Bari poi, di revocare il certificato di prevenzione incendi, dichiarare l’inagibilità del teatro e, conseguentemente, revocare le licenze per l’esercizio delle attività di spettacolo. L’ordine è partito ed i caporali stanno procedendo nell’”esecuzione” . Immediatamente dopo le disposizioni date dall’autorità prefettizia, con tempismo inaudito il Comando dei Vigili del Fuoco di Bari ha “improvvisamente” revocato il certificato di prevenzione incendi, in assenza di qualsiasi preventiva comunicazione di avvio del procedimento o di richiesta di adeguamento ad eventuali prescrizioni. Si tratta di un provvedimento di revoca definitivo ed irrevocabile che attribuisce poi ad una “incompetente” Commissione Comunale di Vigilanza, ogni conseguente potere sul futuro delle autorizzazioni del Kursaal, e probabilmente sui fondi regionali destinati alla cultura. Un colpo da Giuda. E senza nemmeno i trenta denari. Il disegno, ormai, è svelato. E forse non servirà neppure demolire la scala. Il Teatro, privo delle autorizzazioni, non potrà più aprire al pubblico.
A questo punto, il Teatro -reso inagibile- potrà essere venduto all’asta ad un prezzo ulteriormente ribassato ad imprenditori privi di scrupoli per finalità di natura speculativa. In tale contesto deve leggersi anche la vendita separata del lotto denominato Decò con la quale si è attuato un parallelo disegno finalizzato a rendere inutilizzabile il Teatro, senza che la Soprintendenza ai beni culturali sia mai stata interessata della vicenda. Come è noto ai frequentatori del Kursaal, il Decò costituisce il naturale foyer del Teatro e la sua separazione e divisione dalla sala teatrale impedisce di fatto la prosecuzione delle attività di spettacolo. Il Codice dei beni culturali sancisce con la nullità una ipotesi di vendita di questo tipo. Non è possibile fare Teatro senza un luogo d’ingresso separato dalla sala, senza una biglietteria e senza uno spazio dove gli spettatori possano aggregarsi tra un tempo e l’altro per socializzare e fare cultura. Chi frequenta un Teatro lo sa. E ci rammarica che tra questi non vi sia la classe dirigente della nostra città.
Anche questa vendita separata del Decò, purtroppo, si inserisce perfettamente nel disegno di rendere inagibile il Teatro facendo venir meno le licenze e le autorizzazioni per l’esercizio delle attività di spettacolo, e consentire un acquisto a condizioni più favorevoli. Il disegno, ormai svelato, si sta in queste ore definitivamente attuando, calpestando tutte le più elementari regole democratiche, invadendo aree di competenza di altri poteri. Siamo preoccupati per noi, per il futuro del Teatro, ma soprattutto per il futuro della democrazia del nostro paese. Del resto, la situazione nazionale non appare certamente incoraggiante. Dobbiamo avvicinarci all’orlo del baratro, guardare giù in fondo senza avere paura. Solo così potremo spiccare il volo quando qualcuno proverà a spingerci. Ora tocca a Voi, dunque, signori giornalisti facciamo affidamento sulla vostra indipendenza e sulla libertà di stampa affinché restino accesi i riflettori su questo Teatro e scacciare gli avvoltoi ed i rapaci notturni che si aggirano sul bene pubblico della democrazia. Noi comunque coltiveremo ogni azione di natura giudiziaria consentita dal legislatore, fiduciosi che la magistratura saprà arginare gli abusi e ripristinare la legalità smarrita.
Avv. Antonella Buompastore Noi non resteremo in SILENZIO!