Ho ancora negli occhi il viso spaventato del figlio della donna soccorsa e purtroppo morta dopo l’incidente. Tranquillo, te la salvo tua madre pensavo mentre soccorrevo la signora, evidentemente in condizioni difficili“. A parlare è il medico del 118 rimasto ferito nell’incidente costato la vita alla 40enne barese Carmela Pizzuto, trasportata in codice rosso al Policlinico dopo essere stata messa in sicurezza dall’equipaggio mobilitato dalla Centrale operativa. “Avevamo le sirene spiegate, quelle forti – racconta il medico – la situazione era complicata. Correvamo per salvarle la vita. Dietro di noi l’auto con il marito e il figlio della donna. È stato drammatico“. Con le poche energie rimaste dopo lo schianto, la dottoressa ha preso il cellulare e ha chiamato la centrale invocando un’ambulanza per la paziente. “Mandate almeno un mezzo per la paziente, per la paziente“, continuava a ripetere al telefono mentre con l’altra mano si teneva il fianco per la violentissima botta presa nello schianto, avvenuto a Bari tra via Quintino Sella e via Crisanzio. Infermiera e soccorritrice erano ugualmente ferite, ma senza perdersi d’animo hanno estratto dall’ambulanza la barella in attesa dei soccorsi. La donna veniva nuovamente stabilizzata. “Non mi era mai capito di rimanere coinvolta in un incidente – spiega commossa – ci sarebbero potute essere conseguenze ben più gravi. Eravamo tutti in piedi nell’abitacolo rivolti verso la paziente. Stavo guardando i parametri vitali quando siamo stati sobbalzati in maniera violentissima“. Chi fa il suo mestiere sa che è a rischio in qualunque momento, soprattutto in una città senza rispetto, dove può succedere che un equipaggio del 118 venga aggredito anche fisicamente. “Questo non mi spaventa, così come non scalfisce minimamente la dedizione verso la gente – continua il medico – Sarà stabilita l’esatta dinamica dell’incidente, ma quando sentite una sirena spiegata rallentate, fatevi da parte, dateci una mano perché in ambulanza c’è una persona con la vita appesa al filo sottilissimo dei secondi”.