Ormai siamo arrivati al gioco della verità. Purtroppo, quando si arriva a questo punto non si può più scegliere cosa tenere per sè e cosa invece mettere in piazza. Squarceremo ferite ancora profondissime e sanguinanti, rivelando alcune verità sulla gestione dei soccorsi a Domi Martimucci, la vittima innocente dell’attentato alla sala giochi Green Table di Altamura. Chiediamo scusa a chiunque, ma è giusto che tutti sappiano com’è andata veramente.

Era la notte del 5 marzo. Torniamo a parlarne perché le catene e lo sciopero della fame di Francesco Papappicco e Francesca Mangiatordi hanno molto a che fare con quella maledetta sera. I due medici hanno deciso di rinunciare alle proprie famiglie, alla comodità della propria casa, al cibo, prendendo persino gli schiaffi in faccia silenziosi del presidente della Regione Puglia. Ci hanno messo la faccia perché sia fatta piena luce sul complotto che si cela dietro i tre procedimenti disciplinari (uno per Mangiatordi, finito con la censura. Due per Papappicco: uno ancora in piedi, l’altro finito con un “non farlo più”). Non ci stanno e determinati vanno avanti nell’indifferenza generale. Poca gente li accompagna fisicamente in questo viaggio durissimo. Nessuna censura, nemmeno una tirata d’orecchi. In questa storia sono altre le persone che dovrebbero essere sottoposte a un procedimento disciplinare e forse non solo a quello.

LA SERA DELL’ATTENTATO – La situazione è drammatica, come potrete vedere in un video che pubblicheremo in esclusiva dovessimo essere costretti a far comprendere a certi burocrati cosa si vive nelle fasi delicatissime di un soccorso del genere. Persino i carabinieri giunti in quegli attimi sul posto danno una mano ai soccorritori del 118. È scritto in un verbale. L’ambulanza giunge al pronto soccorso dell’ospedale della Murgia alle 00.54, come si evince dal secondo procedimento disciplinare ai danni di Papappicco. A quel punto inizia la vera perdita di tempo. Il giovane in fin di vita è stato accettato alle ore 01.21 (25 minuti dopo l’arrivo in ambulanza), ma soprattutto la tac gli è stata fatta solo alle ore 02.25 (ben 91 minuti dopo). Il primario del pronto soccorso dell’ospedale della Murgia, Antonio Dibello, non ha mai detto nulla sulla vicenda. Un ritardo clamoroso probabilmente fatto passare volutamente nel silenzio generale.

Perché tutto questo ritardo diagnostico-terapeutico per la vittima più grave di quella strage? E se Domi fosse giunto prima al Policlinico di Bari sarebbe sopravvissuto? È su questo che bisognerebbe indagare, invece di avviare un provvedimento disciplinare al medico del 118 cinque mesi dopo, in barba a qualsiasi normativa vigente. Il primo procedimento disciplinare ai danni di Papappicco, quello del 27 luglio 2015, è generico, errato, insussistente, esattamente come il secondo da cui però il medico viene assolto. Quali sono le “notizie date alla stampa” a cui si fa riferimento? E di quale “procurato allarme nella popolazione” si sarebbe macchiato? E ancora, in che modo ci sarebbero state “distrazioni di risorse dedicate all’emergenza” o quale sarebbe stato “l’atteggiamento poco deontologico nei confronti di personale di centrale operativa?” Se il medico avesse davvero minacciato e offeso qualcuno della centrale operativa, perché non è stato querelato? Quali sarebbero state le “gratuite offese proferite in presenza di pubblico e di rappresentanti delle forse dell’ordine?” Appare strano non gli vengono fornite le registrazioni di cui si parla o altre prove scritte o documentali in allegato al procedimento. Il dubbio che emerge è quello che la maxi gestione emergenziale possa essere stata gestita maldestramente dalla centrale.

Lo ripetiamo fin dal primo minuto, anche prima dell’inizio della clamorosa protesta diventata un caso nazionale. Si tratta di un complotto. La pagina Facebook #noiduecimettiamolafaccia, ha quasi 3mila iscritti. Continuano ad arrivare messaggi di stima e solidarietà da ogni parte d’Italia. Il Sindaco di Altamura, Giacinto Forte, sonnecchia dopo aver dato l’impressione di aver preso a cuore la vicenda. Il primo cittadino di Gravina, Alesio Valente, non si è mai nemmeno visto. Nessuno scrive al prsidente Emiliano a nome di una comunità in parte sconvolta, in parte rassegnata. 

Nessuna risposta in questo braccio di ferro impari tra Stato e Cittadini. Da qui la scelta difficile di Francesco Papappicco di rendere pubblico il suo primo procedimento, quello avviato dal direttore generale della Asl di Bari, Vito Montanaro. Il 26enne Domi Martimucci moriva agli inizi di agosto, proprio quando il dottor Papappicco, il medico che col suo team lo soccorse, riceveva il primo avvio di procedimento disciplinare. In quel documento, che pubblichiamo per la prima volta, veniva accusato di aver richiesto per Domi la disponibilità di un elicottero (Carabinieri, Vigili del fuoco, Polizia, Aereonautica, Basilicata soccorso, Alidaunia) alla centrale operativa del 118.

Francesco Papappicco si fiondò insieme a Michele (l’infermiere) e Giampaolo (l’autista), dall’ospedale della Murgia sul luogo della strage. Volevano solo salvare a tutti i costi la vita di quel ragazzo. Papappicco è un medico esperto, molto stimato e rispettato nell’ambiente. È finito più volte sui giornali per le vite salvate. Dal suo profilo Facebook si può conoscerlo meglio. Ci sono foto e articoli che attestano la stima delle persone che ha salvato in questi anni. Non cerca pubblicità, come si vuole far credere, vorrebbe solo continuare a fare al meglio il suo lavoro.

La richiesta di disponibilità di un elicottero per trasferire in pochi minuti Domi alla Neurotraumatologia del Policlinico, piuttosto che all’inidoneo polo di eccellenza della Murgia, è stato il disperato tentativo di un medico che cercava solo di ridurre i tempi di trasporto. Pochi minuti di viaggio avrebbero evitato a Martimucci di restare ore “buttato” al Perinei prima del trasferimento al Policlinico di Bari. Chi ha ritardato la miglior assistenza sanitaria a Domi? Papappicco o i responsabili muti dell’ospedale della Murgia, della centrale operativa del 118 e della Asl Bari? Dal 28 ottobre abbiamo la certezza certificata dal direttore generale della Asl in persona, che Papappicco non ha pregiudicato le condizioni clinico-prognostiche di Domi. Montanaro, infatti, scrive assolvendo Papappicco: “Le giustificazioni addotte appaiono accettabili in ordine alla gestione emergenza le del paziente… non si dà luogo a provvedimento disciplinare”.

Perché, guarda caso, si individua la dottoressa Anna Maria Quaranta come responsabile del procedimento disciplinare? Parliamo di quella burocrate che recapitò al medico del 118 il procedimento disciplinare violando la privacy del professionista. Perché il secondo procedimento firmato e inviato da Montanaro è stato chiuso dallo stesso direttore generale, mentre il primo deferisce il sindacalista ad un Collegio Arbritrale, posto che sono riferiti allo stesso evento? Perché fornire attenuanti ai quattro criminali della strage e far pagare ai contribuenti l’irresponsabilità e i gravi ritardi di cui vi abbiamo dato conto? Chissà se avremo mai una risposta alle nostre domande. Adesso bisogna fare l’unica cosa che va fatta: revocare senza se e senza ma i procedimenti disciplinari.

LA MANIFESTAZIONE DI PROTESTA – Il territorio murgiano si mobilita. L’8 novembre, ad Altamura, corteo di sostegno ai due medici. Si parte alle 10 dalla rotonda di viale Martiri (nei pressi della profumeria Cirrottola) e a seguire quindi viale Martiri, via dei Mille, via Vittorio Veneto, piazza Unità d’Italia, corso Umberto I, piazza Resistenza, corso Federico II. Conclusione in piazza Municipio.