Trema l’autore dei pizzini dati a destra e a manca per aizzare politici e giornalisti contro il piano di privatizzazione della Fiera del Levante. L’artefice delle notizie “false, diffamatorie e calunniose” diffuse sottobanco per mettere in discussione la legittimità del piano avrebbe un nome e un volto, quello di un imprenditore. Il Consiglio generale della Fiera del Levante adesso vuoel vederci chiaro e ha incaricato l’avvocato Michele Laforgia di individuare tutti i soggetti che, sulla base dei suggerimenti pilotati, avrebbero disonorato l’immagine dell’ente e dei suoi rappresentanti.

Cinque i profili contro cui il presidente Patroni Griffi e tutto il Consiglio si sono scagliati: aver definito incapace il consiglio d’amministrazione; aver accusato il management di aver svenduto la Fiera; aver ipotizzato la creazione del bando su misura; aver messo in discussione l’evidenza pubblica del bando stesso; aver ipotizzato la diffusione di documenti riservati. Non solo le azioni legali. Alla luce del tempo perso finora, anche a causa delle continue accuse e tentennamenti, la Fiera rischia di collassare. Lo slittamento della privatizzazione potrebbe mettere in discussione il già fragilissimo livello occupazionale. Ci sono 28 esuberi rispetto agli attuali 40 dipendenti. I soldi sono sempre meno e non bastano per tutti.

Una situazione particolarmente grave, che potrebbe essere stata causata proprio dal comportamento irresponsabile di chi si è probabilmente visto sottrarre il fiume di soldi accumulati negli anni collaborando con l’ente fieristico. La pacchia è finita, a maggior ragione per il mancato interessamento a rilevare l’ente mostrato nel momento più caldo. La querela potrebbe consentire di risalire ufficialmente all’autore dei pizzini contenenti le informazioni fuorvianti, consegnati alla politica nel tentativo di scongiurare la privatizzazione. Operazione per molti indegna, che potrebbe non aver finito di avere i propri effetti sul futuro della Fiera del Levante.