Puliamo il Mondo 2015, la campagna di volontariato ambientale organizzata in Italia da Legambiente, nella città di Bari ha fatto tappa al Nuovo San Paolo. Una decisione dettata dalla volontà dell’associazione di allontanarsi dal centro cittadino per portare alla luce le problematiche di una periferia spesso abbandonata a se stessa. Mai come in questo caso, colma di rifiuta e in balia del degrado.

«Abbiamo deciso di allontanarci dalle consuete attività sulle spiagge per spostarci nelle periferie dimenticate – spiega il presidente di Legambiente Bari, Gianfranco Algieri – il Nuovo San Paolo doveva essere simbolo di rinascita di un intero quartiere ma dopo più di 10 anni siamo ancora al punto di partenza. In occasione di “Puliamo il Mondo 2015” ci siamo dati appuntamento in via Dalfino, zona al limite della Lama Balice, area abbandonata dal Comune dove 540 famiglie convivono con rifiuti, vegetazione incolta, topi, vipere e perfino cinghiali. E dove il rudere di una scuola mai realizzata è fotografia fedele di una grande promessa tradita».

Più di trenta persone, tra grandi e piccini, hanno aderito all’iniziativa di Legambiente. I residenti ne hanno approfittato per dedicarsi ad alcuni lavori di giardinaggio. I volontari dell’associazione, hanno cercato di ripulire la zona. «Abbiamo trovato di tutto – racconta Algieri – estintori, segnali stradali e rifiuti di ogni genere. Abbiamo registrato con grande piacere la disponibilità dell’ingegner Ventrella, dirigente dell’Amiu che ha messo a nostra disposizione il materiale necessario per lo svolgimento delle operazioni. Buona volontà alla quale bisognerà dare un seguito. I cittadini continuano a lamentarsi e per quanto abbiamo visto hanno ragione su tutta la linea».

Lamentele dettate dal degrado di vegetazione e rifiuti abbandonati ma anche da una viabilità rivedibile. «Il varco sulla ex strada provinciale 54 non è stato mai aperto – conclude Algieri – con il risultato che decine di attività commerciali sono state costrette a chiudere o comunque a non aprire mai. Grottesca anche un’altra situazione: avere l’ospedale a meno di 100 metri ma essere impossibilitati a raggiungerlo, se non dopo un assurdo giro in automobile. Stranezze alle quali speriamo vivamente che qualcuno voglia porre rimedio»