Gentile contribuente, devi pagare la TARI. Sì, ok più o meno lo sapevi. Ma adesso ti sto dicendo che ho calcolato quanto mi devi e se non mi paghi entro domani, mi dovrai pagare pure la mora. L’avviso di pagamento in questione è firmato Francesco Ficarella, funzionario responsabile dell’Imposta Unica Comunale, Comune di Bari, ripartizione tributi. Le aziende più fortunate hanno ricevuto la comunicazione tramite PEC con pochi giorni d’anticipo alla scadenza ma tante, tantissime, segnalazioni ci sono arrivate riguardo mail giunte in posta elettronica certificata solo ieri, martedì 15 settembre. La data di scadenza? Oggi, mercoledì 16 settembre.

La TARI è quella tassa sui rifiuti che dal 1° gennaio 2014 ha sostituito la Tares, il tributo comunale sui rifiuti e sui servizi. La tariffa da pagare è composta da una quota fissa, determinata in relazione al costo del servizio, e da una quota variabile, rapportata alla quantità dei rifiuti conferiti, alle modalità del servizio fornito e all’entità dei costi di gestione e smaltimento. Non è un tributo che va in autoliquidazione, che il contribuente può pagare calcolandoselo per i fatti propri. Per poterlo pagare, il buon contribuente deve aspettare che a calcolarlo sia il Comune, sulla base della denuncia da lui presentata, nonché sulla base delle risultanze anagrafiche (per il numero di occupanti delle utenze domestiche) e delle risultanze della Camera di Commercio (per l’attribuzione della categoria di attività delle utenze non domestiche). L’ammontare complessivo della tariffa può essere pagato in quattro rate bimestrali o in alternativa in un’unica soluzione entro la data di scadenza della prima rata. Si tratta, come detto, di tributo comunale e dunque ogni Comune decide di propria iniziativa quando fissare la scadenza. Lo scorso anno, ad esempio, il termine designato per Bari era il 16 ottobre. Quest’anno invece la scadenza è stata fissata per il 16 settembre 2015.

Fino a qui tutto nella norma. C’è una tassa da pagare, il Comune ti invia una comunicazione dicendoti quanto devi pagare e tu paghi. Per quanto riguarda le utenze domestiche, quelle che interessano il semplice cittadino, l’avviso di pagamento arriva di prassi per posta. Nella comunicazione è perfino specificato che “coloro che riceveranno l’avviso dopo la scadenza della prima rata, ovvero della rata unica, potranno ottemperare al pagamento entro la prima scadenza utile successiva, senza incorrere in sanzioni e/o interessi“. In parole povere, il Comune dice: tranquilli, se per caso facciamo tardi noi o fanno tardi le poste non dovrete pagare nulla in più del dovuto.

Dove nasce l’inghippo che sta facendo infuriare le aziende? Per quanto riguarda le utenze non domestiche, quelle che interessano le imprese, l’avviso di pagamento arriva di prassi tramite PEC (posta elettronica certificata che le imprese nella loro attività sono obbligate ad attivare) e fermo restando la scadenza del 16 settembre 2015, cioè oggi, è stato inviato in moltissimi casi soltanto il 15 settembre 2015, cioè ieri. La PEC vale notifica e quindi, sempre in parole povere, il Comune in questo caso dice: azienda cara, tu la comunicazione l’hai ricevuta per tempo e adesso se entro 24 ore non riesci a pagare dovrai darmi pure l’equivalente di sanzioni e/o interessi. Se non un’assurdità, quantomeno una trovata originale per rimpinguare ulteriormente (dato che, tra l’altro, rispetto allo scorso anno la TARI è aumentata in percentuale significativa) le casse dell’amministrazione. Ai danni di chi in questa città vorrebbe fare impresa.

In serata però, a tranquillizzare i contribuenti titolari d’azienda ci pensa proprio Francesco Ficarella, funzionario responsabile dell’Imposta Unica Comunale. «Le aziende possono stare tranquille – ci dice – la comunicazione inviata per PEC è di fatto un avviso bonario che non porta ad alcuna mora. Capisco che il passaggio in cui scriviamo di sanzioni e/o interessi possa in qualche maniera ingannare chi ha ricevuto l’avviso tramite posta certificata nella giornata di ieri ma di fatto sono esclusivamente i solleciti ai pagamenti, e non gli avvisi bonari, che, se non pagati entro 60 giorni, fanno scattare le sanzioni. Gli stessi solleciti relativi alle annualità precedenti al 2015 che stiamo inviando in questi giorni ai contribuenti morosi. È quella indicata in questo secondo tipo di comunicazione la scadenza che dovrà essere necessariamente rispettata».