Il caso del medico di Adelfia che venerdì 3 aprile non ha voluto aprire la porta dell’ambulatorio e visitare la ragazza che chiedeva assistenza dopo l’orario di chiusura, ha sollevato un vespaio di polemiche e una pioggia di commenti in rete, nonché l’avvio di una inchiesta interna annunciata da Filippo Anelli presidente dell’Ordine dei Medici di medicina generale della Puglia.

Lunedì 6 aprile, giorno di pasquetta, è arrivato il sostegno della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale di Bari e la levata di scudi del segretario regionale della Continuità Assistenziale Pietro Drago, che ha pubblicato sul sito della FIMMG un lungo comunicato stampa con cui difende, legittimamente, l’operato dei colleghi, chiamati a operare in condizioni difficili anche da accettare.

Un comunicato che, a dire il vero, non ci ha soddisfatto del tutto e per cui abbiamo deciso di contattarlo.

Dottor Drago sul caso di Adelfia avete deciso di capire cosa è successo?
Assolutamente si, quello è un caso di deontologia professionale.

Dal punto di vista organizzativo, se io accuso un malore dopo le 22:30 orario di chiusura dell’ambulatorio, il medico come si deve comportare?
Gli ambulatori sono aperti in alcune ore durante le quali si possono effettuare tutte le prestazioni più opportune, al di fuori di quegli orari, la guardia medica diventa un servizio, con un numero di telefono dedicato, a cui l’utenza si rivolge. Il medico effettua il suo triage e definisce che tipo di intervento prestare alla richiesta di aiuto.

Quindi lo fa telefonicamente, giusto?
Certo, come lo fa la centrale del 118.

Il 118, a differenza vostra, invia sul posto l’ambulanza ed è quindi più tutelato, ecco perché le chiedo: nel caso in cui io abbia uno shock anafilattico, ma non sappia spiegarlo perché magari sto solo avvertendo il fiato corto in quel momento, siete in grado di dire che quello può essere uno shock anafilattico?
Guardi, concordo con lei, il medico al telefono non può fare tutte le diagnosi di questo mondo,  e concordo anche sul fatto che, se una persona al telefono mi fa capire che non sta bene, mi alzo dalla sedia e lo vado a visitare.

Quindi, come dice il dottor Anelli, esiste un problema di organizzazione vecchia, ormai superata rispetto alla vita attuale?
È naturale, l’organizzazione è vecchia, perché se stiamo andando incontro ad un sistema di aggregazione della medicina generale, se stiamo andando incontro ad un sistema di potenziamento del territorio, io devo essere in grado, durante le ore diurne e in alcune ore nelle fasce notturne, di prestare la mia attività con un ambulatorio a tutti i pazienti che vogliono accedere a quella macro-aggregazione. Al di fuori di quegli orari mi organizzerò la migliore forma per la gestione del territorio, il come si capirà col nuovo accordo nazionale. Tutte le emergenze vanno gestite dal sistema di emergenza-urgenza, che non è la Continuità Assistenziale.

Se il dottor Anelli mi dice “cosa vuoi che faccia con un fonendoscopio”, anche una dotazione scarna degli ambulatori rende tutto più difficile, magari uno è molto preparato ma non ha gli strumenti…
Se legge l’accordo nazionale e quello regionale, gli ambulatori di Continuità Assistenziale possono essere aperti soltanto là dove esistono le condizioni igenico-strutturali. Quando si parla di condizioni igenico-strutturali, nonché della possibilità di avere all’intero una serie di apparecchiature che facilitino il medico nella definizione di alcune diagnosi, allora tutti gli ambulatori della Regione Puglia, teoricamente, dovrebbero essere chiusi, perché non sono in condizioni tali perché possano essere mantenuti aperti.

Quindi esiste un problema serio?
Esiste un problema di Continuità Assistenziale, di colleghi che lavorano sottopagati, prestando con coscienza la loro opera, di colleghi che sono tartassati dalla mattina alla sera, perché l’utente non si rivolge al medico di Medicina Generale come si rivolge al collega di Continuità Assistenziale. I medici della continuità assistenziale vengono usati e abusati, come martiri vanno ogni giorno al lavoro e vengono violentati con minacce, percosse, ferite e anche con la morte. Esiste un problema per il fatto che la parte pubblica e la politica non ha mai voluto investire sul territorio.

Alla luce di questo, ritiene il caso che la Continuità Assistenziale resti così com’è?
Le faccio una domanda, lei cosa si aspetta dalla Continuità Assistenziale?

Mi aspetto che ci sia una guardiania per consentire al medico di fermarsi dopo le 22:30 mantenendo l’ambulatorio aperto, in modo da non intasare gli ospedali o il pronto soccorso…
Benissimo, allora lei si deve battere per il nuovo accordo nazionale e per l’applicazione della Legge Balduzzi secondo la quale ci devono essere delle macro-aggregazioni di medici che devono controllare il territorio, sette giorni su sette, organizzare le prestazioni e l’assistenza territoriale.

Di fatto adesso la Legge è inattuata quasi ovunque, quando succederà tutto questo?
Quando la parte pubblica deciderà di sedersi a un tavolo per definire il nuovo accordo nazionale, noi siamo pronti.

L’altra parte evidentemente no e quindi si va avanti così, fino a quando a qualcuno non verrà in mente di convocarvi per chiudere il nuovo contratto nazionale. Giusto?
No, non è così, perché le parti stanno contrattando, c’è un tavolo aperto di discussione, un tavolo che deve portare ad una soluzione, è da quasi un anno che si va avanti, noi la soluzione la vogliamo, noi abbiamo in testa le macro aggregazioni e le vogliamo strutturare e creare. Ci sono alcune regioni in cui esiste già questo tipo di assistenza, ma in Puglia no.