Man mano che acquisiamo e leggiamo le carte che trapelano dall’interno dell’azienda, ci rendiamo conto che le Ferrovie Appulo Lucane sono un affare di “famiglia”. Una famiglia allargata, per carità, in cui la politica e i sindacati mangiano a piene mani nello stesso piatto. Ci sono gli affidamenti diretti sotto soglia ma, cosa ancora più grave, i documenti parlano di ricatti, concorsi pubblici e riqualificazioni aziendali andati in un certo modo. Una buona parte dei lavoratori all’interno dell’azienda pubblica sono “amici degli amici” o persino “figli d’arte”. Il posto e gli avanzamenti di carriera si tramanderebbero di padre in figlio.

Uno dei casi che ci ha maggiormente colpiti è quello dello storico sindacalista potentino Pasquale Malatesta, una vita nella Uil, prima del passaggio nella FAISA-CISAL nell’ultima parte della sua carriera aziendale. Siamo entrati in possesso di due lettere riservate, inviate dal sindacalista ad Aldo Corvino, direttore del personale entrato nelle FAL senza concorso, padre di Michele, che l’anno scorso ha lavorato meno di un centinaio di giorni. Tutto ciò senza vedersi intaccare la busta paga, direttamente sotto il controllo del padre e dell’azienda di San Severo che materialmente le compila. Di San Severo sono anche i Corvino.

Torniamo al caso Malatesta. Siamo alla vigilia di una riqualificazione aziendale. È la prima metà del 2012. Annamaria, la figlia del sindacalista, entrata in azienda alla fine degli anni ’80 tramite un concorso pubblico, inquadrata con il parametro 205 nell’ufficio personale della sede di Potenza, è interessata alla riqualificazione. Vorrebbe passare al parametro 230 (capo ripartizione). Parliamo di circa 200 euro in più in busta paga, mentre altri lavoratori rivendicano diritti e denunciano soprusi su cui non è mai stata fatta chiarezza. Lavoratori per i quali alcuni sindacalisti non si sarebbero spesi in maniera troppo convinta.

Il 2 e 29 aprile Malatesta scrie al “Caro Compagno Corvino” (ex CGIL) due lettere riservate. «Credo però di non averti eccessivamente fin qui maltrattato perché il mio vasto repertorio di notizie acquisito nel tempo, chiuso in un cassetto – mette nero su bianco il sindacalista nella prima missiva – non mi ha ancora spinto a richiedere, per esempio, a chi di dovere, come è finita la triste vicenda di quell’incidente sradale nel centro di Milano, con la famiglia a bordo dell’automobile aziendale, in cui sei stato gravemente leso, distruggendo l’auto delle FAL. Mi fermo qui, sperando di non tornare più su questioni ormai da archiviare, ripetendoti che i miei volantini sono farina del mio sacco».

Cosa sanno Pasquale Malatesta e gli altri sindacalisti di quell’incidente in cui il direttore del personale Corvino ha distrutto un’auto aziendale che, evidentemente, non poteva usare per andare a Milano con la famiglia? Perché non si è mai voluto fare chiarezza sulla vicenda? Perché Corvino non è stato licenziato per quella grave violazione o quanto meno perché non è stato costretto a ripagare l’auto? In tanti sanno e negli anni si sono resi complici del sistema di ricatti e favoritismi in cui continuano a muoversi le Ferrovie Apulo Lucane nel più fragoroso silenzio della politica e dei vertici dei sindacati. Il caso dell’affidamento diretto, sotto soglia, dell’incarico di responsabile dei lavori di ristrutturazione della sede Fal di Bari in corso Italia alla moglie dell’onorevole Nuccio Altieri (FI), ne è un esempio.

Non ricevendo risposta, Malatesta riscrive a Corvino il 29 aprile, 27 giorni dopo e, anche in questo caso, il messaggio è inequivocabile: «Caro Compagno Corvino… la presente è per ricordati di stare attento questa volta a non commettere errori; tieni conto che si è in più persone a vigilare, stando alla finestra, per tenerti sotto controllo».

Di quali altri fatti Malatesta è a conoscenza? Poche settimane dopo, nel concorso di riqualificazione interna, la figlia del sindacalista ottiene il parametro 230 e i fatti scabrosi che si minacciava di rivelare a chi di dovere sono tornati in quel cassetto chiuso, di cui molti hanno da qualche parte la chiave. L’armadio delle FAL è pieno di scheletri e noi li andremo a togliere uno a uno, per cercare di fare spazio alla trasparenza, all’equità del trattamento dei lavoratori. Le Ferrovie Apulo Lucane sono un ente pubblico, non possono essere trattate come un affare di famiglia, seppure una famiglia di quelle allargate.

Ci si chiede come mai le istituzioni, i presidenti delle Regioni Puglia e Basilicata, i vari assessessori regionali che si sono succeduti negli anni, non siamo mai intervenuti, salvo scandalizzarsi per quanto accaduto nelle Ferrovie Sud Est. Ci sono stati dossier aninimi, interrogazioni parlamentari. Senza contare le denunce dei sindacati, quelli non compromessi.