Il ministero del Lavoro insieme a quello dell’Economia hanno prolungto a 11 mesi il periodo di cassa integrazione per il 2014 e dato il via libera a 5 mesi per il 2015. Il decreto è stato già firmato. Nel caso di Telenorba significherebbe arrivare a 29 mesi di ammortizzatori sociali – tanti in considerazione degli annunciati licenziamenti. I sindacati hanno chiesto di essere convocati, non tanto per mettere nero su bianco la nuova scadenza della cassa in deroga (il 13 dicembre invece del 13 settembre), quanto per capire cosa ne sarà dei dipendenti in esubero. Finiti questi altri tre mesi di cassa, restano 17 giorni scoperti prima di agganciare i cinque mesi di cassa del 2015.

L’azienda, che ha già fatto i suoi conti, facendo a meno del personale giudicato in eccesso, potrà decidere di rinuncire all’ulteriore deroga? Francamente non sembra possibile. Il dato di fatto è che la crisi dell’azienda continua a essere alleggerita da fiumi di soldi pubblici, gli stessi soldi che hanno consentito in questi decenni ai Montrone di creare il proprio impero di carta, poggiato soprattutto sui propri dipendenti, anche su quelli che adesso rischiano di perdere il posto.

Tra questi, però, c’è un dipendente che rientra prepotentemente in gioco. È il giornalista Cosimo Carulli, della redazione di Lecce, soppressa dal piano industriale. Nell’ultimo giorno utile, Carulli ha scritto a Telenorba, alla Direzione Provinciale del Lavoro di Bari e ai sindacati, per vedersi riconosciuto quanto stabilito nell’ultimo comma dell’accordo sottoscritto il 31 agosto del 2009: «Le parti, con la sottoscrizione della presente si impegnano altresì allo scadere di 5 anni da oggi ovvero al 31/08/2014, nel caso in cui il rapporto risulti ancora in essere e qualora intervenga richiesta scritta da uno dei due soggetti in questione a ritrasformare il rapporto di lavoro da tempo parziale a tempo pieno».

Nella lettera Carulli ivita l’azienda a «recepire immediatamente tale importante modificazione cntrattuale per adeguare contestualmente la parte oraria-contributivo-stipendiale che mi riguarda, adeguandone i contenuti».

Non manca il riferimento al piano industriale. «Vi rammento – precisa il giornalista – che al fine della redazione del piano di smobilitazione e licenziamenti che pare stia riguardando l’azienda, la mia figura professionale e contrattuale da oggi non corrisponde più a categorie contrattuali o orarie o eventuali individuazioni da voi sin qui effettuate, essendo da qui innanzi mutata radicalmente».

Sul finire della missiva il tono si fa più perentorio. «Eventuali modifiche a tali impostazioni, improvvisi o strani cambi delle categorie dei cosiddetti “esuberi” o comunque provvedimenti “ad personam” colti nell’indirizzo di voler perseguire e spostare l’attenzione nuovamente sulla mia persona saranno assai facilmente utilizzati e valutati dinanzi alla legge».

Ora Carulli è in attesa di conoscere «il nuovo utilizzo redazionale», e si dice disponibile a «essere coinvolto in qualsivoglia progetto editoriale-aziendale». Chissà cosa gli faranno fare, calcolato che lo avevano praticamente fatto accomodare da tempo in panchina, in attesa della tribuna.