Il bollino “filiera controllata” in bella mostra sulle grosse mele stark, insieme al fatto che le stessi acquistando in un grande centro commerciale, sembrava un’ottima alternativa all’omogeneizzato. Se hai un figlio piccolo cerchi di fare molta attenzione a ciò che gli dai da mangiare. I medici non fanno altro che raccomandare il consumo di alimenti genuini, di stagione. È l’11 aprile. Nel carrello ci finisce anche un chilo di quelle mele: belle, rosse, lucide, croccanti, dalla polpa succosa e gialla. Una di quelle cinque mele – che vedete nella galleria fotografica – finisce in fondo al frigorifero per 45 giorni. Il calendario segna: 26 maggio. Penso subito al disastro e mi preparo a metterci tutto l’olio di gomito necessario per ripulire il ripiano del frigo dove era finito il frutto. Con stupore, invece, la mela è esattamente come quando l’ho coomprata. Identica: lucida, bella, persino più rossa, croccante e dalla polpa succosa e gialla, come se fosse stata appena colta dall’albero. Nonsotante lo sconcerto la mordo, buonissima. Dopo solo sei giorni, al contrario delle super-mele, mezzo chilo di ciliegie biologiche – che potete vedere nella galleria fotografica –  sono completamente ammuffite. Stesso frigorifero e stessa temperatura.

È normale? Secondo noi, assolutamente no. Abbiamo voluto girare la domanda a un esperto, al presidente di Coldiretti Puglia Gianni Cantele.

«Credo senza dubbio a quello che lei mi sta dicendo – dice il numero uno di Coldiretti – a me non è mai capitata una cosa del genere, che la mela non presentasse almeno qualche segno di cedimento, mi sembra una cosa abbastanza anomala. Bisogna vedere che varietà è, da dove arriva. Quello che posso dire, certamente, è che la frutta che arriva da molto distante rispetto ai mercati dove finisce, molto spesso presenta dei trattamenti esterni che possono servire ad allungare la vita del prodotto. Nel momento in cui pratichiamo l’acquisto di frutta e verdura che viaggiano meno per arrivare sulle nostre tavole, possiamo contare su prodotti che non abbiano subito trattamenti particolari. Sostanzialmente è la filosofia che sposiamo con Campagna Amica».

Presidente, si tratta di interventi illegali e pericolosi?

«Anche rimanendo nell’ambito della legalità, l’uso di sostanze in qualsiasi modo conservanti è l’aggiunta di un prodotto che dovrebbe invece essere naturale. Siamo da sempre per la logica del consumo di prodotti a chilometro zero. Bisognerebbe avere l’accortezza di andare a vedere l’orgine. Per prodotti come la frutta e la verdura è obbligatorio indicarla sul cartellino. Già questo dovrebbe essere un discrimine. Noi garantiamo che la provenienza del prodotto sia realmente a chilometro zero o che comunque, l’azienda, attraverso il canale di Campagna Amica, rientri nella stessa zona e che producano rispettando la stagionalità, un’altra cosa non banale direi».

Purtroppo siamo stati colti alla sprovvista e non abbiamo potuto sottoporre la mela ai necessari test di laboratorio, per capire quali prodotti-porcheria siano stati aggiunti tanto da allungarne così a lungo la vita. Ci riproponiamo di tornare nello stesso ipermercato ad acquistare lo stesso frutto, che provvederemo a farlo analizzare.

Intanto due consigli. Il primo ai consumatori: cercate di prediligere alimenti di cui conoscete l’origine (su quella mela c’era solo una provenienza generica). L’altro consiglio lo rivolgiamo ai responsabili dell’ipermercato: prima di apporre bollini di qualunque tipo, controllatela per bene la filiera. Spesso si acquistano in buona fede prodotti destinati anche a consumatori molto piccoli. Una mela del genere, in ogni caso, a nostro avviso non è salutare per nessuno.