Nella seduta del Comitato Portuale di questa mattina è stato approvato il Rendiconto Generale 2013 dell’Autorità Portuale di Bari, che ha evidenziato un disavanzo di gestione di 813.037,71 euro. Il valore della produzione è stato di 10.863.027,38 euro, inferiore rispetto all’anno 2012 di circa 1 milione di euro, mentre i costi della produzione sono stati pari a 11.599.178,01 euro, superiori all’anno precedente di circa 40.000 euro.

Nella relazione del Presidente Francesco Palmiro Mariani, allegata al Rendiconto Generale, si legge che «sul versante del valore della produzione, il minore introito è dovuto alla riduzione dei traffici, i quali hanno riportato una riduzione tanto nel dato dei passeggeri quanto in quello dei Tir ed altri mezzi di trasporto». Preoccupanti sono le conclusioni dello stesso Mariani, una specie di “de profundis” per il Porto: «Per quanto attiene il traffico passeggeri, la crisi generale ha influenzato negativamente sia il traffico transfrontaliero verso l’Albania che quello crocieristico. Le aspettative per il 2014 sono quelle di una sostanziale conferma delle tendenze registrate nel 2013. Ulteriori conseguenze negative potrebbero verificarsi per il settore crocieristico a causa della riorganizzazione delle flotte in Adriatico, dovuta alle limitazioni di stazza nel porto di Venezia. Tali provvedimenti inizieranno a far sentire i propri effetti già nell’anno in corso, ancorché formalmente in vigore a far data dal 2015. L’insieme di questi fenomeni agirà negativamente sulle entrate correnti e l’azione di controllo e riduzione della spesa, già attuata con successo nel 2013, dovrà proseguire con maggior rigore anche nell’anno in corso».

In effetti, dai risultati dei traffici ricavabili dal sito internet dell’Autorità Portuale, si evince che dal 2011 al 2013 il Porto di Bari ha perso ben 200.000 passeggeri, 60.000 auto e 30.000 camion, mentre il numero degli approdi di navi traghetto e da crociera si è ridotto di circa il 30%. Si tratta, quindi, di risultati di gestione allarmanti che si aggiungono a quelli pesantemente negativi registratisi negli anni precedenti (nel 2012, ad esempio, il disavanzo di gestione era stato di 1.133.138,81 euro) in particolare, a partire dall’anno in cui l’Autorità Portuale ha affidato la gestione delle Stazioni Marittime e dei servizi di supporto ai passeggeri, a una cooperativa di Udine priva di una qualificata esperienza nel settore.

È importante evidenziare che, tra il 2005 e il 2010, il traffico passeggeri complessivo è aumentato di circa il 40%, mentre il traffico crocieristico si è addirittura più che raddoppiato ed il Porto di Bari è diventato porto leader nell’Adriatico con riferimento al traffico passeggeri, superando quello di Venezia. Meriti di fatto ascrivibili alla Bari Porto Mediterraneo che, in base all’atto di concessione n.3/04, in quegli anni ha gestito in esclusiva il traffico traghetti e crociere nel porto di Bari e la promozione del porto in ambito internazionale. Inoltre, secondo il Presidente Mariani, l’annullamento della concessione demaniale alla Bari Porto Mediterraneo (estromessa dalla cooperativa di Udine) avrebbe determinato ingenti profitti per le casse dell’Autorità Portuale. Al contrario, invece, questa scelta ha determinato un aggravio del disavanzo di gestione proprio a partire dal 2010.

Per quanto ne sappiamo – ma potremmo sbagliare – Mariani non avrebbe dimostrato, come disposto dalla Sentenza del Consiglio di Stato n. 4812/2009, la convenienza (economica) che sarebbe dovuta derivare a seguito dell’annullamento della concessione alla Bari Porto Mediterraneo, nell’affidamento dei servizi ad altri nuovi soggetti. Infine, a proposito delle perdite finanziarie dell’Autorità Portuale, che si sono registrate durante la gestione del Presidente Mariani, è doveroso rammentare che, caso unico in Italia, con Decreto Interministeriale n.357/2011, all’Autorità Portuale di Bari sono stati revocati tutti i finanziamenti di cui disponeva per la realizzazione delle infrastrutture portuali per complessivi 86 milioni di Euro, per non aver bandito le gare d’appalto delle opere né, addirittura, predisposto i progetti cantierabili, e che l’effetto devastante della revoca dei finanziamenti era stato preannunciato dallo stesso Presidente Mariani, in una sua nota inviata al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (del 31 marzo 2011), nella quale aveva comunicato che: «è di tutta evidenza che, qualora la ricognizione mettesse in discussione i fondi necessari alla realizzazione dei piani triennali delle opere, che formano parte integrante dell’avanzo di amministrazione, ci troveremmo, di fatto, dinanzi ad una profonda alterazione degli equilibri finanziari stabiliti con bilanci già approvati dal Ministero competente compromettendo così la funzionalità dell’ente».

Le conseguenze sono evidenti, come abbiamo già messo in risalto nei nostri precedenti articoli. Oggi il Porto di Bari si trova privo di un’adeguata infrastrutturazione (negli ultimi 8 anni non è stato realizzato nemmeno un metro lineare di banchina, né un metro cubo di dragaggio dei fondali, né alcuna nuova stazione marittima) e in totale stato di degrado; inoltre, i terminal passeggeri sono privi della pur minima manutenzione ordinaria e ormai abbandonati, e i servizi ai passeggeri sono stati pesantemente dequalificati. Ciò ha determinato una rilevante perdita dei traffici passeggeri e merci, che sono migrati altrove. E il futuro del Porto di Bari, secondo Mariani, sarà ancora più nero.