Se Maometto non va dalla montagna è la montagna ad andare da Maometto. Alle 7.30 ci siamo piazzati nel portone del palazzo al civico 25 di via Dante (sede dell’amministrazione della Fondazione), per consegnare la “candela d’emergenza” anche al direttore amministrativo dell’ente pubblico, il ragionier Vito Longo. Il signor Longo è rimasto visibilmente sorpreso e ha scelto di nonrispondere alle nostre domande, per la verità solo quattro rispetto alle decine che avremmo voluto porgli. Da due mesi aspettiamo invano una convocazione da lui o dal Commissario uscente (verso un super incarico romano?ndr). Siamo sempre disponibili.

Avremmo voluto chiedergli anche del rapporto tra il direttore luci e fonica Fraco Mele (di cui Longo è testimone di nozze) e una delle aziende fornitrici di cui è amministratore la moglie di Mele; avremmo voluto chiedergli se teme le indagini della Procura; avremmo voluto chiedergli della mancanza del Collegio dei revisori dei conti dal 20 aprile; avremmo voluto chiedergli delle selezioni per i ruoli minori di Elektra, Traviata e Trittico, con compensi inferiori a quelli percepiti da uno sonosciuto cantante di piano bar; avremmo voluto chiedergli dell’esigenza di affdare la maggior parte dei servizi e delle forniture in maniera diretta, senza bandi di gara; avremmo voluto chiedergli dell’affidamento della Custodia e guardiania prima della gara europea; avremmo voluto chiedergli dell’affissione selvaggia per la promozione di concerti e opere; avremmo voluto chiedergli del perché, nonostante la custodia fosse affidata alla Urbe, per le prove al Margherita il servizio è stato affidato a un’altra azienda. Nonostante la nostra proverbiale memoria, cominciamo anche noi a non ricordare tutto.

Insomma, avete capito. Avremmo voluto chiedergli tante cose, ma ci siamo ritirati con un pugno di mosche. Noi, però, non ci arrendiamo e, nel caso di una ulteriore mancata convocazione per un’intervista più canonica, torneremo al contrattacco. La speranza – di avre una risposta – è l’ultima a morire.