La guerra al malaffare e all’allegra gestione del 118 in Puglia e in provincia di Bari non esclude neppure ciò che la Asl gestisce in modo diretto, al motto: “Fai ciò che dico, ma non ciò che faccio”. Da un lato, attraverso la contestatissima convenzione 1479 obbliga le associazioni – non impeccabili – ad avere in servizio un certo tipo di ambulanze, dall’altro continua a far circolare mezzi vecchi, così vecchi da avere bisogno praticamente tutti i mesi delle attenzioni del “meccanico di fiducia”. Succede nelle postazioni di Santeramo, Gravina, Altamura, Noci, Locorotondo, Alberobello e Putignano. Non propriamente territori facili, soprattutto con l’arrivo dell’inverno. Non è in discussione la competenza degli equipaggi – sia chiaro – ma l’affidabilità dei mezzi.

Le foto allegate a queso articolo rigurdano l’ambulanza della postazione 118 di Santeramo. Il libretto di circolazione non mente, a differenza del cntachilometri. Quello sì, che è un gran bugiardo, in considerazione del passare del tempo e quindi della strada macinata dal Fiat immatricolato il 15.9.2004. Fosse stata l’ambulana di una delle associazioni di volontariato che gestiscono il resto delle postazioni sarebbe già da tempo inutilizzabile.

A repentaglio non è solo la vita degli equipaggi, ma anche quella dei pazienti. Per quante rassicurazioni possano arrivare dai vertici della Asl, si tratta – in questo caso – di un’ambulanza più vecchia di 9 anni e con ormai 165mil chilometri sul groppone. Ma quanti anni dovrebbe avere un’ambulanza in servizio al 118?

Rispondiamo alla domanda con il recente documento “Criteri e Standard del Servizio 118”, elaborato dalla Società Italiana Sistema 118, unica società scientifica che rappresenta in modo esclusivo i Servizi di Emergenza Territoriale 118 italiani. Di questa organizzazione fanno parte specialisti del 118 di tutta Italia, compreso il dottor Gaetano Dipietro, responsabile della Centrale operativa del 118 barese. Il dottor Di Pietro conosce le condizioni delle ambulanze aziendali che circolano in provincia di Bri?

Leggete cosa scrivono gli specialisti e cosa condivide, tra gli altri, anche il dottor Dipietro:

Autoambulanza: veicolo attrezzato per il soccorso che deve essere immatricolato come Ambulanza di Tipo A (o A1) in “uso proprio” e in servizio di “noleggio con conducente” secondo le indicazioni trasmesse dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con nota Prot. 43325 del 9 maggio 2007 e avente per oggetto: “immatricolazione di … – Decreti Ministeriali 17 dicembre 1987, n. 553 e 20 novembre , n. 487”; avere caratteristiche minime “Tipo C” (autoambulanza progettata e attrezzata per il trasporto, il trattamento avanzato ed il monitoraggio dei pazienti) se immatricolati sulla base della Norma Europea EN 1789:2007; essere in perfetto stato di funzionalità e di sicurezza, per la quale cosa si raccomanda, in base al comunicato n. 126 della Presidenza del Consiglio dei Ministri, la definizione di norme che limitino la vetustà delle ambulanze impiegate nel SET 118 ai 5 anni o 150.000 km. per quelle addette al soccorso avanzata ed ai 7 anni o 300.000 km. per quelle addette al primo soccorso; avere una dotazione minima di elettromedicali (aspiratore, defibrillatore/monitor multiparametrico con ECG a 12 derivazioni con possibilità di trasmissione a distanza, respiratore, saturi- metro) e di attrezzature sanitarie portatili (zaino con materiale per manovre ALS, materassino, barella a cucchiaio, barella spinale, set immobilizzatori, lampada a batteria, estricatori, colla- ri.). In Italia l’autoambulanza è classificata come un Mezzo di Soccorso Avanzato (MSA) del Sistema Sanitario di Urgenza ed Emergenza 118 se l’équipe è formata da personale sanitario (medico e/o infermiere ed autista) o come Mezzo di Soccorso di Base (MSB) se l’equipaggio è costituito da soccorritori.

L’ambulanza aziendale della Asl di Bari in questione – e vi assicuriamo non solo questa – non solo non potrebbero essere impiegate nel 118, ma neppure per il primo soccorso. Come diciamo da più di un anno è arrivato il momeno di mettere mano al portafogli e regolare un settore della sanità regionale troppo importante e per troppo tempo abbandonato a sè stesso e alla sola capacità e buona volontà di medici, infermieri, autisti e soccorritori.

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