Rapina aggravata, porto e detenzione di armi, esplosione di colpi d’arma da fuoco in luogo pubblico e ricettazione. Con queste accuse è stato arrestato Marcello Langianese, 51 anni di Modugno, recentemente rinominato presidente dell’OER, associazione che gestisce diverse postazioni del 118, con ambulanze secondarie che non rispettano i requisiti della convenzione numero 1479. Ma andiamo con ordine.

La sera del 7 novembre del 2011, ad Ortona, un furgone portavalori della società di vigilanza “Aquila” fu preso d’assalto da un gruppo armato nel centro della città. La banda riuscì a portare via denaro contante per quasi 2,5 milioni di euro. Dopo quasi due anni di indagini, questa mattina la svolta con l’arresto di Langianese, ora detenuto nel carcere di Bari. Langianese è ritenuto essere l’autista del mezzo con cui fu effettuata la rapina. Il 30 luglio scorso è stato ascoltato dal magistrato, ma ha sempre negato ogni addebito. A incastrarlo sarebbe stato un giro di soldi di cui non ha saputo giustificare la provenienza. Subito dopo l’assalto il presidente dell’OER avrebbe acquistato una Citroen C3 per sè e una Citroen C1 per la figlia, alla quale avrebbe dato anche 10mila euro per avviare un’attività commerciale.

L’accusa di per se’ gravissima assume toni inquietanti se messa in relazione al ruolo di Marcello Langianese all’interno dell’OER: presidente. Dell’OER già coinvolta in uno scandalo nel 2008 ci eravamo occupati in passato a proposito dei requisiti da rispettare per avere accesso alla convenzione che regola il servizio 118 e le associazioni di volontariato. Se questo fosse il quadro in cui operano alcuni protagonisti delle nostre inchieste sul servizio 118 – fermo restando che la maggior parte dei volontari e degli operatori sono persone serissime e degne della massima fiducia – allora c’è da avere i brividi lungo la schiena pensando alle minacce di morte ricevute dal direttore del Quotidiano Italiano – Bari Antonio Loconte. Evidentemente, c’è poco da stare tranquilli. Evidentemente c’è da scavare a fondo. Evidentemente, se le accuse fossero confermate, le convenzioni sono stipulate con troppa leggerezza, o incoscienza, se non addirittura complicità.

Ecco perché, ancora di più, chiediamo con forza alla Procura della Repubblica di andare a fondo, molto a fondo, nelle indagini sul servizio 118. I cittadini, e noi, vogliamo dormire sonni tranquilli sapendo di essere in buone mani. Che non imbracciano fucili.