«Da due giorni non registriamo nuovi casi di Sindrome Emolitica-Urenica e questo ci fa ben sperare che il focolaio si sia spento, ma abbiamo bisogno di almeno una settimana senza altre segnalazioni per iniziare a tirare il fiato».

A parlare è la dottoressa Maria Chironna membro dell’Osservatorio Epidemiologico Regionale, con cui abbiamo parlato per fare il punto sulla situazione e avere qualche consiglio per poter stare tranquilli.

«Mediamente ogni anno abbiamo in Puglia 3 o 4 casi, nell’ultimo periodo siamo già a 16, l’allerta è scaturita da questo dato, ecco perché parliamo di focolaio epidemico, è qualcosa che va oltre le normali aspettative».

La SEU è una malattia abbastanza seria che colpisce prevalentemente i bambini in seguito all’infezione di certi ceppi particolari dell’escherichia coli (i VTEC che albergano nell’intestino dei bovini), produttori di tossine in grado di causare danni a livello renale. La SEU si manifesta con diarrea emorragica, ovvero con la presenza di sangue nelle feci, della durata di tre o quattro giorni circa.

«La maggior parte dei casi -spiega la dottoressa Chironna- è concentrato in provincia di Bari, ce n’è uno a Foggia, uno in provincia di Brindisi, uno a Taranto e uno a Roma, si tratta di un soggetto che però ha stazionato in Puglia ed è quindi chiaramente collegato. Si tratta di qualcosa che hanno mangiato, probabilmente un alimento a diffusione locale, altrimenti avremmo altri casi nel resto d’Italia. L’allerta è internazionale perché non possiamo escludere che qualche straniero sia stato da noi e poi rientrato a casa. Non abbiamo ancora individuato la base del focolaio epidemico, pur avendo campionato tutti gli alimenti consumati dai soggetti».

Come può essere avvenuto il contagio?
«Probabilmente mediante degli alimenti contaminati: carne bovina, prodotti lattiero caseari esclusi quelli prodotti con latte pastorizzato, e tutti quei prodotti freschi consumati crudi che possono essere stati trattati con acqua contaminata».

È allora il caso di evitare questi alimenti?
«La carne va mangiata ben cotta, per il resto è sufficiente lavare molto bene le verdure per azzerare il rischio di contaminazione, con i cibi cotti il problema non si pone. È bene rispettare le normali norme igenico sanitarie, lavarsi bene le mani per non rischiare di inquinare l’ambiente domestico, nel frigorifero non mescolare alimenti puliti con quelli ancora da lavare, non usare lo stesso coltello per tagliare la carne e le verdure, tutte cose dovremmo fare normalmente».

Cosa dobbiamo fare in caso di sintomi sospetti?
«Il primo consiglio è rivolgersi al pediatra di famiglia che valuterà la situazione e deciderà il da farsi, se è il caso di rivolgersi al pronto soccorso, un reparto specializzato, oppure semplicemente tenere il bambino in osservazione. Evitare assolutamente il fai da te».