In sostanza, la maggior parte dei costumi sono già disponibili e sono quelli realizzati per una produzione andata in scena a ottobre del 2010 sul palcoscenico del teatro della città di San Gallo, in Svizzera (nella foto, a sinistra il fermo immagine di un video registrato al teatro San Gallo in Svizzera; a destra la fotografia inviata dalla Fondazione per la realizzazione dei costumi).

I 34 costumi in gara – secondo Lagattolla, che risponde a una richiesta di chiarimenti – sono solamente un’integrazione a un pacchetto di abiti già disponibili. Peccato che fino a quel momento non fosse specificato da nessuna parte e che oggi, 11 luglio, probabilmente mentre leggete, stanno aprendo le buste con le offerte pervenute. Il fatto grave è che almeno l’80% dei costumi delle prime parti sono gli stessi del precedente spettacolo, al contrario di quanto dichiarato. Ricordiamo che la base d’asta della gara, al ribasso, è di appena 28mila euro.

Cosa aspettate ad annullare la gara e posticipare la prima dell’opera per dare a tutti la possibilità di concorrere con regole chiare? Perché tutte queste ombre e la sensazione che tutto sia stato allestito ad hoc per agevolare qualcuno? Commissario Fuortes, presidente Vendola, sindaco Emiliano, presidente Schittulli, presidente Ambruosi cosa aspettate a intervenire? Cos’altro dobbiamo fare per dimostrarvi che non c’è trasparenza.

Nel video, il  paragone tra un fermo immagine di un video girato in Svizzera nel 2010 e i bozzetti dei costumi chiesti nella gara dalla Fondazione Petruzzelli. A noi sembrano gli stessi. Ne abbiamo parlato con Luigi Spezzacatene, titolare di Artelier, la cooperativa barese che da mesi sta protestando per evitare nuove discriminazioni. La cooperativa che da mesi ha chiesto un incontro – su sollecitazione del Presidente della Repubblica Napolitano – ma che attualmente non ha ancora avuto nessuna risposta.