Secondo i dati forniti dall’azienda, il 2011 si è chiuso con 3,4 milioni di perdite (nel 2010 le perdite ammontavano a circa 6 milioni), un fatturato di circa 60 milioni (stabile rispetto a quello del 2010 ed a quello previsionale del 2012). Il primo quadrimestre del 2012 ha fatto registrare una perdita di 700 mila euro a fronte di un fatturato di circa 20 milioni (se si conferma questo trend le perdite 2012 ammonteranno a circa 2 milioni.

Per quanto riguarda la commessa Sorgenia, l’azienda ha dichiarato una forte diminuzione del primo margine (dal 20% al 7%) e dei volumi complessivi (oggi Ecare lavora il 40% dei volumi, passando da 650 mila a 400 mila euro al mese di fatturato). Sempre su Sorgenia i dirigenti di Ecare hanno sottolineato come il committente abbia cambiato prima il metodo di computo (passando dal pagamento “a postazione” a quello “a pezzo” lavorato) e poi imponendo ulteriori ribassi sulle tariffe. In virtù di ciò, sempre a detta dei responsabili di Ecare, l’azienda ha ritenuto di dover spostare la commessa su una sede, quella di Bari, dove il costo del lavoro minore permette di poter offrire il servizio a costi più contenuti, salvaguardando così gli attuali volumi. Ecare ha dichiarato che, a fronte di un costo del lavoro dichiarato dall’azienda “potenzialmente” fuori mercato soprattutto della sede di Milano, al momento la politica aziendale prevede lo spostamento di alcune commesse verso le sedi con costo del lavoro minore.

 

Questo equivale ad uno sfruttamento indiscriminato dei lavoratori e delle lavoratrici con la sola finalità di  prendere la stessa quantità di volumi e, conseguentemente, spostarla di sede.

 

La Cgil di Bari (Slc e Nidil) respinge questa politica aziendale devastante per tutto il settore e capace di definire – attraverso un pericolosissimo dumping salariale –  lo svuotamento di ogni tutela in tema di occupazione. Tale logica a ribasso non può prescindere da una responsabilità che è in capo ai committenti, i quali devono garantire attività a tutte quelle aziende che operano nel rispetto delle regole e del CCNL sforzandosi – attraverso la costruzione di relazioni sindacali stabili – , di difendere un intero comparto costituito da  capitale umano, cuore pulsante di ogni processo produttivo.

 

Bari è un territorio segnato duramente da esperienze di macelleria sociale da parte di grandi gruppi che hanno condotto centinaia di famiglie sul lastrico portando il sindacato a conquistare faticosamente ogni tipo di ammortizzatore sociale in deroga.

 

Nella difesa assoluta del territorio e delle potenzialità rappresentate dai tanti giovani, dalle tante donne e dai tanti uomini,  la Cgil di Bari si unisce si oppone alla logica del passaggio delle commesse tra i diversi territori basata su una logica di mero risparmio che contrappone gli interessi dei lavoratori.

 

Pertanto il giorno 6 giugno dalle ore 15 alle ore 16 è in programma un volantinaggio fuori dalla sede dell’azienda, sulla statale ’98 nei pressi di Auchan, per contrastare questi tentativi assurdi e senza logica di investimenti occupazionali programmati solo ed esclusivamente sulla pelle dei lavoratori

 

Il giorno 7 giugno è indetto uno SCIOPERO NAZIONALE che coprirà l’interno turno lavorativo.

Giuseppe Gesmundo

 

Segretario Generale Cgil Bari