In questi decenni, a Bari come in tutta Italia, si è costruito moltissimo. Troppo. Ovunque. Anche quando non era strettamente necessario. Non sempre, peraltro, in conformità alle disposizioni nazionali e regionali. E quando c’era (c’è) una norma restrittiva come può essere un vincolo paesaggistico (in prossimità, per esempio, di lame, coste, risorse naturali di pregio), ecco che l’ostacolo veniva (e viene, ancora oggi) aggirato corrompendo il personale amministrativo degli uffici tecnici comunali.

L’Istat, proprio alcuni giorni fa, ha denunciato come, pur in presenza di una demografia costante o addirittura in riduzione, il costruito, negli ultimi dieci anni, è aumentato esponenzialmente attestando la stima a 14 milioni di edifici. Si parla di stima anche perché in questo Paese mai è stato censito tutto il patrimonio urbanistico esistente. Quanti alloggi o capannoni sfitti, inutilizzati o degradati ci sono? Nessuno lo sa con certezza, a dimostrazione di come la trasversale malapolitica del cemento, manipolata e gestita dalle cosiddette “cricche”, abbia fagocitato il suolo italiano negli ultimi decenni.

Negli ultimi vent’anni in Italia è stata cementificata una superficie quasi pari alla Puglia. Ed è anche per queste ragioni che è nato, nel novembre scorso, nel primo comune italiano che ha predisposto una variante urbanistica a “crescita zero”, il Forum Italiano dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio. L’intento è quello di condurre una battaglia soprattutto culturale basata sull’assioma che la terra sia un bene comune. Che occorra arginare il fenomeno del consumo di suolo. Ed ecco, pertanto, la proposta: puntare, da un lato, a riqualificare prioritariamente tutto il patrimonio edilizio esistente, anche sfruttando i paradigmi della bioedilizia e della bioclimatica, con la possibilità che vengano demoliti e ricostruiti gli edifici più fatiscenti e degradati (ben sapendo, inoltre, quanto grave sia – dicono i geologi – avere territori massicciamente cementificati che rischiano di aggravare gli effetti del dissesto idrogeologico); dall’altro la possibilità di rivalutare le superfici agricole facendole percepire come un valore aggiunto per tutte quelle comunità che potrebbero giovarsi di un turismo enogastronomico di qualità.

Altro obiettivo è quello di emancipare i Comuni dagli oneri di urbanizzazione, mediante i quali si sovvenziona la spesa corrente. Carlo Ratti (architetto e professore al Mit di Boston), il guru delle “città italiane”, condividendo questo approccio tecnico-sociale, ha rilanciato sull’urgenza di predisporre esclusivamente e prioritariamente Programmi di Rigenerazione Urbana. Nazionali e locali.

Il Coordinamento Provinciale della Terra di Bari del suddetto Forum, pertanto, invita tutta la cittadinanza interessata ad aderire per costruire – è proprio il caso di dirlo – insieme modelli di pianificazione partecipata e dal basso per veder realmente tutelato il nostro individuale e collettivo Diritto alla Città e il nostro diritto a non vederle, per mera speculazione, devastate dal cemento.

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15 maggio 2012

Giuseppe Milano