Così Onofrio Introna, il presidente del Consiglio regionale della Puglia, dichiara durante la conferenza:

“La nostra identità di pugliesi passa dal contributo dei martiri e dei protagonisti di episodi della resistenza e dell’antifascismo”.Pietro Iurlaro, consigliere regionale del Pdl brindisino ritiene che l’eccidio “merita di essere celebrato come fulgido esempio di amore per la patria e per quelli ideali che, in questo delicato momento storico, rischiano di sparire insieme al tragico ricordo di ciò che è stato e che mai più dovrà essere. In onore dei partigiani, ma anche della memoria, del ricordo e della storia italiana. Quella che non conosce simboli, ma solo l’orgoglio per la bandiera e per le proprie radici ”.

Alla cerimonia hanno preso parte oltre ai componenti del Consiglio e della Giunta, ai rappresentanti delle Autorità,  anche i familiari delle vittime. Alla  commemorazione ha partecipato anche un testimone oculare, scampato dall’eccidio,  l’87enne Alfonso Garzia di Melissano, allora marinaio diciottenne.  Era stato rastrellato dai tedeschi e portato negli scantinati del Viminale.  Garzia ebbe la fortuna che qualcuno non trascrisse il suo nome nell’elenco delle 335 vittime  predestinate e per questo riuscì a salvarsi.

L’eccidio del 1944 delle Fosse Ardeatine fu una vera e propria rappresaglia dei tedeschi contro l’attacco di 12 partigiani, avvenuto il giorno prima in via Rasella. Qesti  fecero esplodere una bomba nascosta in un carretto della spazzatura urbana e provocarono la morte di 32 militari tedeschi. Il generale Kurt Malzer, comandante della piazza di Roma, su ordine di Hitler, comandò la fucilazione di 10 ostaggi tra civili e militari italiani per ogni tedesco ucciso. Il luogo scelto per l’esecuzione furono le Fosse Ardeatine, situate a sud di Roma, affinché potessero occultare i cadaveri.

Federica Addabbo