foto di repertorio

Nel suo provvedimento la Suprema Corte non solo ha imposto alla regione Puglia di consentire, a chiunque fosse interessato a potabilizzare e distribuire l’acqua nelle case dei pugliesi, di partecipare ad una regolare gara, ma ha anche impedito che la natura dell’azienda (passando da Spa a società pubblica) possa essere modificata da una legge regionale, invadendo le competenze statali.

«Mi dispiace, ma resta il fatto che il dibattito sviluppatosi ha introdotto nella politica e nella cultura pugliese ed italiana elementi di valutazione di assoluta novità, che sarebbe il caso il Parlamento nazionale valorizzasse», questo ha dichiarato l’assessore ai Lavori pubblici Fabiano Amati riguardo il contenuto della decisione della Corte.

La questione, sollevata tramite un ricorso presentato dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, inevitabilmente ha aperto uno scontro dialettico con l’opposizione. Il senatore del Pdl Luigi D’Ambrosio Lettieri ha invitato l’amministrazione Vendola ad effettuare un’immediata riflessione su come affrontare alcuni effetti della sentenza che si ripercuoteranno soprattutto sulla gestione del personale.

Infatti, un’altra non meno importante questione sollevata dalla Corte riguarda proprio quest’ultimo punto. Il passaggio dei dipendenti dell’attuale società (Acquedotto pugliese Spa)  alla nuova azienda pubblica (Aqp) risulta illegittima perché viene sancita violando il principio della selezione per concorso.

Vito Nicola Palumbo